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Gli artisti Fraffrog e Sio colorano lo stand della Ritter Sport. Incontro con i fan e cioccolato per tutti!
Ritter Sport è tornato al Lucca Comics & Games 2025 con due ospiti del tutto speciali, ossia Fraffrog e Sio, i fumettisti più amati del panorama italiano e…

Zerocalcare stupisce il pubblico con il titolo della sua nuova serie Netflix in arrivo nel 2026
Michele Rech, in arte Zerocalcare, torna al Lucca Comics & Games 2025 per una novità imperdibile, nientedimeno che il titolo della sua nuova e terza serie animata, che sarà disponibile, come ogni sua opera televisiva, sulla piattaforma Netflix

Arte e Comics, tanti i visitatori sulle torri della città
E tra un padiglione e l'altro, in mezzo alla fiumana di colori e animazione, tanti, oltre ai turisti, sono i visitatori di Lucca Comics & Games che in questi giorni si sono regalati una salita sulle sommità delle torri storiche cittadine

Il meglio dell'ultimo giorno di Lucca Comics & Games 2025: ancora tanti eventi e grandi ospiti prima di salutare il festival
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Lucca Comics, si entra nella fase clou: ecco il programma del sabato, il giorno del grande sold out
Si apre con sabato 1° novembre il weekend di Lucca Comics & Games edizione French Kiss e la città si popola di super ospiti come Tetsuo Hara,…

Gli angeli del 118 a vigilare sopra la grande festa di Lucca Comics
Come di consueto, tra la miriade di addetti ai lavori della grande manifestazione del fumetto e dell'animazione, non può di certo mancare…

Topolino, il direttore e gli autori presentano anteprime ed esclusive lucchesi
Anche quest’anno l’auditorium San Girolamo ha ospitato storici disegnatori di Topolino e nuove promesse del fumetto Disney per presentare esclusive e anteprime portate in questi giorni a Lucca…

Geronimo Stilton, il topo scrittore più amato dai bambini e la sua “mamma” Elisabetta Dami a Lucca Comics & Games
È il tipo, anzi il topo, che da 25 anni aiuta i bambini a scoprire le gioie della lettura e dell’immaginazione: Geronimo Stilton, il topo scrittore e giornalista…

Finn, Caleb, Gaten e Noah senza filtri al Teatro del Giglio: "L'evoluzione dei nostri personaggi nella serie Stranger Things"
Matt e Ross Duffer, Finn Wolfhard, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin e Noah Schnapp, i protagonisti di Stranger Things, hanno attraversato il red carpet e si sono presentati al…

Lucca in delirio per le star di Stranger Things
"Stranger Things 5": l'ultimo capitolo di un viaggio iniziato sette anni faDopo anni di misteri, battaglie nel Sottosopra e crescita personale dentro e fuori dallo schermo, il…

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A quattro anni dalla sua ultima visita, approda di nuovo a Lucca Comics & Games una delle voci più particolari e distintive del panorama musicale italiano: Caparezza, al secolo Michele Salvemini, ha scelto la nostra città per celebrare il suo esordio da sceneggiatore di fumetti, con cui ha coronato il sogno che cova sin da bambino.
Orbit Orbit è il nome del fumetto e del disco musicale che ne accompagna la storia e le atmosfere, entrambi in uscita oggi; ma, prima degli eventi di venerdì 31 ottobre e sabato 1° novembre e dei molti firmacopie che lo vedranno protagonista, alla vigilia di questo lancio straordinario l’artista ha incontrato la stampa presente a Lucca Comics & Games per parlare del disco (BMG) e del fumetto (Bonelli), del percorso che ad essi ha portato e di quello che da essi partirà.
“A livello iconico, le due ‘o’ del titolo rappresentano un cerchio che si chiude; un cerchio cominciato quattro anni fa, proprio qui a Lucca- ha spiegato Salvemini- Quando venni a Lucca, stavo vivendo un periodo orrendo a causa dei miei problemi di udito, l’acufene a cui si era aggiunta l’ipoacusia; ma nel mondo del fumetto, attraverso la collaborazione con l’illustratore Simone Bianchi sulla variant cover del mio disco Exuvia, ho ritrovato il sorriso. Il fumetto è stato il mio primo amore, tanto che da bambino a chi mi chiedeva cosa volessi fare da grande rispondevo il fumettista; e poi, nel mondo del fumetto ancora non c’è il business che aleggia nella musica: al fumetto si lavora con amore, e io anche nella musica lavoro mosso dalla passione”.
Un doppio cerchio, a simboleggiare le orbite dei due linguaggi creativi intrecciati: il fumetto, coronamento di un sogno giovanile mai abbandonato, e la musica, con il nono album in studio di un’artista così amato dalle masse e allo stesso tempo libero nella sua espressione artistica. “Avevo difficoltà a incanalare le mie energie creative nella musica; allora, prima mi sono messo a lavorare al fumetto, e da quello è nato un disco che va a braccetto con le tavole- ha dichiarato- Orbit Orbit è una riflessione sulla libertà, e chiude la trilogia di album iniziata nel 2018 con Prisoner 709. Lì parlavo di prigionia; in Exuvia parlavo di fuga, di uscire da un ruolo per entrare in un altro; in Orbit Orbit, cambio pelle e divento un cosmonauta in cerca della libertà dalle mie stesse idee, che mi reclamano e mi chiedono corpo”.
Non scontata la storia del fumetto, con due trame che si intrecciano e influenzano reciprocamente, l’una sul piano reale e l’altra su quello fantascientifico: “Sul piano reale, ci sono io che mi trovo nel backstage di un concerto estivo, ma non capisco chi sono: tutti parlano di me come se fossi un cantante popolare, ma io non ne sono cosciente. Allora, mi chiudo nella mia roulotte, ho un malore e svengo: da qui comincia la mia avventura astrale, con l’airstream che sale verso l’alto e io che nello spazio divento un cosmonauta. Al mio fianco ci sono tre personaggi che rappresentano tre lati del mio carattere, che man mano perdo prima di riappacificarmi con ogni aspetto di me: Darktar è la mia parte negativa, Idea quella positiva, e poi c’è Magmarana, un personaggio enigmatico che in forma anfibia parla solo per anagrammi, mentre in forma umanoide rappresenta la mia vecchia pelle, come l’ascoltatore si aspetta che io sia”, ha dichiarato.
Anche il disco ha un suo percorso quasi “filosofico”: “Ogni canzone è l’ampliamento del discorso affrontato in uno dei capitoli del libro, e ciascuna ha una matrice elettronica, ispirata all’immaginario sonoro che mi affascinava quando da piccolo leggevo fumetti. L’album comincia con Fluttuo, Orbito, che è una canzone minimalista totalmente elettronica, e man mano si aggiungono strumenti fino a concludere con Perlificat, pezzo suonato da un’orchestra di 74 elementi- ha spiegato il cantautore- In questo periodo un po’ cinico spesso ci raccontiamo la menzogna di non avere bisogno di nessuno: volevo dare peso all’umanità, concludere il disco con una grande dimostrazione di quanto gli esseri umani tutti insieme siano capaci di fare cose belle, e non solo crudeli. Anche il fumetto è corale, ed è stato reso possibile grazie a nove fumettisti: Sergio Gerasi ha disegnato l’ambiente del backstage, La Came il ricordo di uno dei personaggi, Yi Yang si è occupata del metafumetto, Riccardo Torti della parte di fantascienza con un capitolo di Renato Riccio, Marco Nizzoli ha disegnato la parte del sogno, e infine Nicola Mari quella finale. In questo modo, il passaggio da una mano all’altra non è traumatico: ringrazio Bonelli, che ha una scuderia di bravissimi disegnatori e grazie a cui abbiamo creato il team perfetto”.
“Vittorio Giardino disse che il tempo si vendica delle opere che non lo coinvolgono: io mi prendo tutto il tempo necessario perché ciò che faccio abbia un senso. Ogni mio disco è l’ultimo, e ogni disco successivo è il primo. Me ne infischio di tutte le logiche, io seguo solo una regola: faccio le cose con onestà e passione, e se va male va bene lo stesso. Nella vita ho avuto fallimenti, ma li ho sempre presi come grandi opportunità d’insegnamento: la vita è fatta anche di fallimenti di cui non bisogna avere paura; ognuno di noi ha momenti negativi, momenti felici e momenti neutri, e noi dobbiamo confrontarci con la vita, non con un singolo momento. Si vive per migliorarsi, ogni occasione è buona per fare un passo in avanti- ha concluso Caparezza- Ogni disco che faccio per me è il mio migliore, altrimenti non l’avrei fatto: non c’è bello o brutto, ma ci sono dischi che hanno senso e dischi che non ce l’hanno, e se ce l’hanno sono belli”.
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Un uomo che è un autentico mito, come quelli su cui ha scritto libri che continuano a far sognare intere generazioni: Rick Riordan, autore della serie fenomeno Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo e di molte altre che rielaborano le mitologie mondiali per farne storie entusiasmanti e commoventi, è tornato in Italia per la prima volta in quasi dieci anni a Lucca Comics & Games 2025.
In attesa degli attesissimi eventi di domani e di sabato 1° novembre e dei firmacopie in programma per questi giorni, oggi pomeriggio lo “zio Rick”, com’è noto tra i fan della serie, ha incontrato la stampa per parlare del nuovo libro La corte dei morti, presentato a Lucca insieme alla nuova edizione integrale dell’intera saga di Percy Jackson, e per discutere di passato e futuro, aneddoti curiosi e l’esperienza della serie tv tratta dai suoi libri.
“In questo libro ho voluto esplorare chi sono i mostri, e chi sono gli eroi: può darsi che sia diverso da quello che ci aspettiamo. Parla di amore, di amicizia e di famiglia- ha dichiarato l’autore, in un italiano a dir poco sorprendente- La mitologia è sempre un buon modo di affrontare queste idee: gli eroi sono come noi. Le generazioni di oggi provano un senso di disperazione che mi rende triste, perché non vedono un futuro, e non so esattamente perché; si domandano chi sono, cosa possono diventare e come sconfiggere i mostri che dovranno affrontate. La mitologia ha un fascino eterno, e la lettura ha la capacità di farci ripensare le nostre idee e i nostri preconcetti, e forse diventare persone migliori. L’importante è sempre fare la cosa giusta al momento giusto”.
Tanti ragazzi e giovani adulti sono cresciuti con la serie di Percy Jackson, il cui primo libro ha compiuto quest’anno vent’anni dall’uscita in libreria e quindici anni dalla prima edizione italiana, come hanno già testimoniato in questi giorni le lunghe file per accaparrarsi i libri di Rick Riordan e il pass per avere l’opportunità di incontrarlo. “Ho tante storie carine di incontri con i fan. Una volta ero al supermercato e ne ho incontrato un paio all’improvviso; è stato divertente, perché mi hanno riconosciuto e volevano farmi firmare qualcosa, ma non avevano niente, quindi alla fine ho firmato una scatola di involtini primavera congelati. È stato molto strano, ma ho apprezzato l’esperienza- ha raccontato sorridendo Riordan- Ogni libro è una lezione in cui esploriamo la possibilità di diventare un eroe. La capacità di combattere non è quella più importante: il potere di Orfeo ad esempio è la musica, la bellezza. Anche Percy ha tanti difetti, però ha un buon cuore, sa fidarsi dei suoi amici, e ha i suoi sentimenti e la sua mente”.
“La serie è nata come una favola della buonanotte al mio figlio maggiore quando aveva otto anni. A quei tempi aveva problemi a causa dei disturbi specifici dell’apprendimento, la dislessia e l’ADHD, ma gli piaceva la mitologia greca, e io insegnavo proprio la mitologia alle scuole medie; allora, ho deciso di creare un nuovo mito per lui, con un ragazzo con i suoi stessi disturbi dell’apprendimento che scopre di essere un semidio- ha proseguito a ricordare- Mio figlio mi dice spesso che la storia originale che raccontavo a lui è molto diversa dai libri, e che è molto meglio; ad esempio, mi ha detto che nell’originale Luke Castellan, il primo antagonista, non c’è, e io non capisco come sia possibile. Adesso mio figlio è adulto, ed è diventato un esperto di disturbi dell’apprendimento: sono molto fiero di lui”.
Anche i meccanismi del processo creativo dietro alla scrittura sono stati affrontati, soggetti a tante variabili come la modalità del lavoro e le caratteristiche del medium di approdo: “Con Mark Oshiro, il co-autore di questa nuova serie, ho vissuto un’esperienza nuova: collaborare. Nel caso del primo libro ho approntato uno schema e l’ho inviato a lui, e da lì c’è stato un avanti e indietro tra noi due per molte volte- ha spiegato l’autore- Per quanto riguarda la serie tv di Percy Jackson, per cui mi sono occupato della sceneggiatura, è stato molto difficile perché è stato come imparare un’altra lingua. La differenza che mi ha colpito di più è che scrivere è un atto solitario, mentre i film e la televisione sono un gioco di squadra: è impossibile che una sola persona abbia controllo di tutto”.
Ancora di altro Rick Riordan ha conversato con la stampa, dal desiderio di scrivere un giorno qualcosa sulla mitologia irlandese alla predilezione per gli dei Dioniso ed Ermes, fino alla fonte di ispirazione che per lui sono stati la saga de Il Signore degli Anelli e i romanzi di Ursula Le Guin; tutte questioni che lo scrittore avrà sicuramente modo di affrontare con il pubblico negli incontri programmati per venerdì 31 ottobre e sabato 1° novembre. Infine, in risposta alla domanda se abbia mai pensato di smettere di scrivere, ha reagito con sorpresa e quasi leggera offesa: “Smettere di scrivere, ma perché? Come faccio se non scrivo? Mi piace molto il mio lavoro, sono fortunato: fino a quando sarò troppo stanco per scrivere, non smetterò”.
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