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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa segnalazione inviataci da una lettrice impegnata sul fronte politico da molto tempo a Lucca:
Scrivo la presente per comunicare i disservizi o meglio quanto siano irragionevoli e prive della ragionevolezza e del buon senso le procedure che l'Asl toscana nord ovest a Lucca attua per il tracciamento del Covid e delle persone che risultano positive. Come il buon senso imporrebbe, la positività dei pazienti non viene comunicata agli stessi in tempi ragionevoli in modo che in breve tempo possano adottare eventuali precauzioni di carattere sanitario. La positività spesso viene comunicata dopo giorni, e questo mi induce a ritenere che con questo modo di operare l'Asl è corresponsabile della diffusione del Covid.
Perché l'Asl non comunica la positività ai pazienti entro 12-16 ore? Basterebbe una semplice telefonata.
Si può arrivare a comprendere che una comunicazione tempestiva può contribuire a non fare diffondere il virus? Si può comprendere che la mancata comunicazione può indurre le persone a ritenere di essere negative e quindi a mettersi in movimento?
Ritengo che questo non sia il modo opportuno di operare... Posso anche comprendere la mancanza di personale, ma certamente il compito di avvisare i pazienti con una semplice telefonata potrebbe essere svolto dai percettori del reddito di cittadinanza.
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Uniti per la manifattura segnala la innumerevole presenza di comunicati stampa autorefernziali pubblicati a firma della Fondazione Carilucca per mettersi in evidenza e cercare chissà quale approvazione. Una interessante riflessione su cosa sta accadendo in città a seguito della volontà di Carilucca e Coima Sgr di far passare il progetto di ristrutturazione della ex manifattura tabacchi:
Nelle ultime settimane sulle pagine della stampa abbiamo assistito ad un proliferare di articoli "pubblicitari"
sulle attività finanziate dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Non passa settimana che qualche
pagina non venga occupata dai comunicati stampa dell'ente, impegnato, ora più che mai, a far conoscere
quanto è essa sia buona e caritatevole, con i soldi nostri.
Ovviamente non è un caso. La Fondazione comunica da sempre in maniera molto accorta. Basti solo
pensare al fatto che quando si è trattato di dover comunicare alla città di aver subito ben 80 milioni di
perdita lo si è fatto il 15 di agosto del 2019, giorno in cui, in epoca pre-covid, di certo non era la lettura dei
giornali locali la massima occupazione dei più.
L'iperattività nella "promozione" di queste ultime settimane ha dunque un suo senso e ben si spiega con il
dibattito apertosi da tempo in città, ed oggi sempre più vivace, sull'intervento immobiliare che tramite un
fondo di investimento creato e gestito da Coima S.g.r., la Fondazione ha proposto alla nostra debole
amministrazione e sembra intendere ad ogni costo, costi quello che costi, voler aggiudicarsi. A quale scopo
non ci è chiaro.
Il senso di questa iper esposizione mediatica è ben evidente: pressione e accreditamento. Pressione su
quanti beneficiano, ancorché indirettamente, delle erogazioni della Fondazione, accreditamento di fronte
al "popolo bue".
Da un lato si inducono i beneficiati ad intervenire pubblicamente a favore dell'acquisto da
parte della Fondazione di una consistente porzione della città (operazione già sperimentata con successo su
parte della opposizione, nonché su singoli e singolari quanto effimeri comitati), dall'altra si promuove
l'immagine generosa dell'ente benefico, caritatevole, quasi a significare che una istituzione così santifica
non possa che fare il bene della città. Una operazione mediatica continua, petulante, anche nei confronti della nostra amministrazione, e paternalistica, della serie "dateci la proprietà che poi noi faremo il vostro bene, come abbiamo sempre fatto".
Desideriamo allora far presente alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca che i cittadini di Lucca non
sono né ignoranti né sudditi né creduloni, e che "libertas" è il loro motto. E che la carità, dalle nostre parti,
si fa, ma non si dice e chi la dice di certo non eccelle in buon gusto.
A fronte di quei pochi, che, godendo di indubbi benefici economici, non possono né vogliono sottrarsi alle
pressioni, vi sono invece i tanti che hanno ancora un pensiero critico e reclamano il proprio diritto di
cittadinanza. Vogliono, quei tanti, sapere con chiarezza, al di là di ogni paternalismo:
- perché la Fondazione intenda acquistare la proprietà di una così rilevante porzione di città, sottraendola per sempre alla proprietà comune, laddove sarebbe bastato inserire la manifattura entro una proposta di project, come era doveroso, perché la Fondazione potesse per decenni goderne la redditività per poi restituirla alla città, alle sue future generazioni;
- perché intenda condizionare, tramite la proposta che ha formulato, l'intero sviluppo della mobilità cittadina e persino i prezzi dei parcheggi, così determinando di fatto la minore o maggiore fruizione del centro storico, con conseguente danno di tutte le attività commerciali al suo interno;
- perché non abbia inteso né intenda comunicare ai cittadini quale progetto essa abbia per questo immobile strategico ed anzi rinvii espressamente ogni decisione al momento successivo al passaggio di proprietà, laddove è ovvio che se la Fondazione non è un investitore avventato non può che avere un suo progetto (diversamente su cosa mai calcolerebbe la redditività?!). Ed allora lo comunichi alla città. Non solo in un comunicato stampa iniziale, mai più approfondito.
Se la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca aprisse la proposta ad un vero dibattito pubblico, se non
pretendesse di imporre ad ogni costo i propri misteriosi disegni, se non ricorresse alle armi delle erogazioni
o delle pressioni per cercare consenso, se fosse davvero un corpo vivo all'interno della città, allora certo
non ci sarebbe bisogno né di "promozione" né tantomeno di editoriali in cui si invoca il rispetto della
istituzione. Le istituzioni si meritano infatti rispetto in ragione della loro trasparenza e democraticità, non
certo perché esistono e pagano. Fateci dunque la carità, ma quella vera, se proprio non volete dare risposte alla città e desiderate continuare con bastone e carota, almeno astenetevi da questi mielosi spot pubblicitari: fate quello che ogni fondazione fa e deve fare per statuto: destinare i denari dei cittadini al bene di tutti. E magari in silenzio.