Politica
Roberto Vannacci e la carica degli imbecilli, ignoranti, idioti, inutili, insulsi verniciati di rosso
Non voglio mai intervenire sulla vexata quaestio di cosa abbia effettivamente scritto nel suo fortunato best seller il generale e eurodeputato Roberto Vannacci

Mancata ricandidatura di Baldini (Lega) alle regionali, la rivincita di Minniti: "Cambi mestiere che è meglio”
L’ex assessore comunale di Lucca Giovanni Minniti, “silurato” lo scorso marzo dalla giunta Pardini dopo essere stato sfiduciato dal suo allora partito – la Lega -, nel frattempo…

Mercanti (Pd): “Inaccettabile che nove scuole riaprano senza dirigenti titolari”
“È inaccettabile che a poco più di dieci giorni dall’inizio dell’anno scolastico ben nove istituti della provincia di Lucca siano privi di un dirigente scolastico titolare, costringendo i…

Nuovo anno scolastico, Zappia (Capannori Cambia): “Le medie Piaggia un cantiere aperto, realtà vergognosa”
“Mentre l'inizio dell'anno scolastico è alle porte, l'entusiasmo si scontra con una realtà di degrado e insicurezza che non può più essere ignorata: la scuola media Carlo Piaggia…

Nuova antenna ad Antraccoli, Bianucci chiede la revoca: “L’assessore Consani s'impunta su una decisione in deroga al piano approvato"
Nuova antenna ad Antraccoli, Bianucci chiede la revoca: "L'assessore Consani s'impunta su una decisione in deroga al piano approvato e che prevede l'impianto, su un terreno privato, a meno di 400 metri da due scuole"

Scomparsa Aldo Zanchetta: il cordoglio della Provincia di Lucca e della Scuola della Pace di cui era stato coordinatore nei primi anni 2000
La Provincia di Lucca esprime il proprio cordoglio a seguito della scomparsa di Aldo Zanchetta che, nei primi anni 2000 ha collaborato assiduamente con l'ente di Palazzo Ducale come esperto…

Massimiliano Baldini non si ricandiderà alle regionali: “Non condivido la ‘vannaccizzazione’ della Lega. Vannacci, nella Lega il vero mondo al contrario sei tu!”
"Sin dalla celebrazione del congresso nazionale a Firenze nell'aprile scorso e dalla nomina di un responsabile per la campagna elettorale regionale distinto dal segretario e dai membri del…

Elezioni regionali, una domanda: che fine ha fatto L’Altra Toscana di Del Ghingaro?
Entrano nella fase calda le mosse dei vari schieramenti in vista delle elezioni regionali in programma a ottobre. Dopo mesi di stand by, con il centrosinistra nazionale che…

Elezioni regionali, Mercanti contro Menesini: “Quel sondaggio è anni ‘50”. Volano stracci nel Pd
La consigliera regionale e le rilevazioni sulle possibili candidature nel collegio lucchese delle Regionali: “Inaccettabile che le donne non vengano nemmeno considerate, c’è vecchia concezione maschile del potere…

La fede in Palestina, un'assurda guerra
Gli ultimi fuochi di una guerra senza pietà e senza regole – nemmeno quelle che si rifanno all’elementare rispetto dei diritti umani e della pietas, il sentimento dovuto…

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Il 25 aprile è una data battesimale dell’Italia. Ma che cosa tiene a battesimo?
Per quelli della generazione che fu partecipe degli eventi e per quelli della mia generazione che fu educata dalla precedente, il 25 aprile tiene a battesimo la liberazione. E celebra, questa data, le virtù eroiche, il coraggio, la dignità, la sofferenza e anche il martirio di chi si batté, vinse e resitituì l’Italia alla libertà. In una parola, il 25 aprile è la data della celebrazione della Resistenza, dunque celebrazione della vittoria di una parte sull’altra, di alcuni Italiani contro altri Italiani.
E’ così ancor oggi? No, non è più soltanto così. La storia si fa basandosi su fatti. Ma nessun fatto della storia è tale senza una interpretazione che gli dia un senso. E l’interpretazione storiografica oggi più diffusa dice che negli eventi fra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 si ravvisano non una, bensì tre guerre: una guerra contro la Germania (si ricordino le parole della toccante canzone “Bella ciao”: «una mattina mi sono alzato ed ho trovato l’invasor»); una guerra fra Repubblica Sociale e Regno d’Italia; una guerra ideologica tra fascismo e antifascismo. La Resistenza è uno dei soggetti di una di queste guerre. Assumerla ad emblema di tutte, farla, da sola, assurgere al rango di unica contesa, considerarla isolatamente il simbolo della libertà contro l’oppressione e il regime antidemocratico è riduttivo sul piano storico e sbagliato su quello etico. E poiché sono proprio i princìpi etici quelli che dànno senso ad una celebrazione, quelli che fanno di una data una fonte di ispirazione, è su questi princìpi che vorrei richiamare l’attenzione.
Prendo, tra le molte che potrei citare, due lettere di condannati a morte.
In una si dice: «Mammina mia tanto cara, ... Ho amato tanto questa Italia martoriata e divisa che anche se apparentemente oggi pare di no, cado per il mio Paese».
In un’altra lettera si dice: «Caro Papà e tanto cara mamma, ... Ho amato tanto l’Italia e la mia idea e per essa sono pronto al sacrificio supremo... Ama anche tu la cara Patria nostra. Se hai qualche idea, professala e per essa sii pronto a dare la tua vita».
Persino le parole sono identiche e intercambiabili. Ma chi ha scritto l’una e chi ha scritto l’altra lettera? La prima è di Renzo Scognamiglio, un partigiano della VI Divisione Alpina Canvesana Giustizia e Libertà, fucilato senza processo il 22 marzo 1945. La seconda è di Armando Marchese, un esponente del fascismo repubblicano di Voghera, fucilato il 4 novembre 1945.
Che significa questo comune richiamo, da opposte sponde, alla Patria divisa, all’Italia, alla dignità, al coraggio, alla libertà di professare e credere nelle proprie idee?
Credo che significhi due cose. La prima: che non tutti i fascisti lottarono a favore di un regime e contro la libertà. La seconda: che non tutti gli antifascisti lottarono a favore della libertà e contro un regime. Le lettere ci dicono che gli uni e gli altri lottarono a favore della patria e della libertà, ma avevano diverse concezioni della patria e della libertà. C’è chi lotta per la libertà e la sente assicurata dal fascismo; c’è chi lotta per la libertà e la sente garantita dal comunismo.
Oggi possiamo dire che furono due tragiche illusioni. Ma possiamo dirlo perché la storia dell’umanità, non solo quella italiana, ha mostrato che sia il fascismo sia il comunismo sono falliti. E perché la nostra idea della libertà, quella che si è imposta all’una e all’altra, è diversa dall’una e dall’altra.
Ciò che non possiamo dire, ciò che non dobbiamo dire, è che solo gli uni avevano ragione, solo gli altri torto. Se ci impegniamo a ciò, se riconosciamo che ci fu retta coscienza da una parte e dall’altra, che ci furono autentiche professioni di fede da ambedue i lati, allora siamo anche in grado di dare un senso diverso, più alto, più unitario, e veramente battesimale, alla nostra celebrazione. Possiamo, e io credo che dovremmo dire, dire che il 25 aprile non è la festa della Liberazione ma la festa della libertà. La nostra libertà, la libertà liberale, la libertà democratica.
Ecco perché dobbiamo rendere omaggio ai caduti di entrambi i fronti. Non per convenienza politica, ancor meno per calcolo di partiti e meno che mai per richiamo retorico. Ma per riconoscere le nostre radici e per apprezzare i nostri princìpi.
Infine, mi sia consentita una considerazione finale. L’Italia di oggi deve la sua libertà ai nostri caduti di ieri. Ma fra quei caduti non dobbiamo dimenticare gli angloamericani, proprio oggi che l’Italia vive una fase di guerra contro regimi e massacri alleata con l’Europa e gli angloamericani. La libertà che noi oggi celebriamo è un valore universale. Dobbiamo difenderla per noi e per gli altri contro chi, oggi come ieri, intende invece negarla. Valga questa nostra festa anche per ricordare chi è ancora vittima dell’oppressione.
Postfazione di Aldo Grandi
Era il 25 aprile 1999, esattamente ventiquattro anni fa. Marcello Pera era al suo primo mandato da senatore di Forza Italia, nella sala Ademollo. Il suo intervento, che qui riproduciamo e che potrebbe benissimo essere stato scritto appena ieri, suscitò polemiche e critiche a cominciare da quelle di Maria Eletta Martini. Lo ripubblichiamo convinti della sua saggezza - dell'intervento e del suo autore - Se anche un solo, uno!, presidente della repubblica avesse detto, nel frattempo, le stesse cose, la pagina forse si sarebbe chiusa e gli italiani potrebbero, realmente, se non festeggiare, certamente celebrare, uniti, la libertà. Invece anche l'attuale presidente della repubblica Sergio Mattarella non va, come dovrebbe, in questa giornata distante, ora, ben 78 anni da quando avvenne, all'altare della patria, poi, al cimitero di Anzio, poi, in un qualunque altro luogo simbolico. No, Mattarella va a rinfocolare, qualunque cosa dica, gli odi della guerra civile in modo retorico e controproducente. A nostro avviso il discorso del professor Marcello Pera dovrebbe essere conosciuto e meditato, ma, soprattutto e da entrambi gli schieramenti, digerito.
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Il capogruppo della Lega in consiglio comunale Armando Pasquinelli e il consigliere comunale leghista Massimo Fagnani intervengono sulla 'questione manifattura', mantenendo la lista espressa da Elisa Montemagni ed evidenziando la necessità di coinvolgere i cittadini in un processo delicato che va a toccare un elemento storico della città.
"L’attivazione ai sensi della L.R. 46/2013 di un processo partecipativo è la soluzione perché tale spazio di ben 26.188 mq. possa avere una destinazione ad esclusiva utilità pubblica - afferma la Lega - Per questo il nostro partito è favorevole a pagare la penale prevista dalla legge per ritornare pienamente proprietari di questo immenso bene pubblico".
"Infatti, la società Good City, nel preliminare di contratto, aveva messo gli occhi sulla parte sud dell’edificio pari a circa seimila metri quadri - ricordano i consiglieri leghisti -. L’operazione appare del tutto opaca perché ancora oggi non si conoscono tutt’ora i veri azionisti, e soprattutto perché non è stato partorito alcun progetto" denunciano Pasquinelli e Fagnani.
"Per la Lega è doveroso che il comune di Lucca si riprenda la piena proprietà dell’immobile - continuano -. Non avrebbe alcun senso vendere una porzione di questo cespite alla speculazione dei privati, mantenendo la restante parte in mano pubblica con il forte rischio di vedere condizionati, sviluppi organici e coerenti di spazi così necessari alla cittadinanza".
"Questo spazio dovrà avere una riqualificazione totalmente pubblica. Le ipotesi possono essere le più varie, come ospitare scuole, spazi culturali di ogni tipo, parcheggi, uffici del comune e, quindi, in una parola far riprendere piena vita sociale e pubblica a questa parte del centro storico che oggi appare, specie la sera, una landa desolata".
"Siamo certi - concludono - che al contrario di quanto fatto dalla giunta Tambellini, il sindaco Pardini, nel suo sforzo di cambiare volto alla città, saprà mutare verso a questa vicenda, favorendo quel processo partecipativo che appare veramente l’unico in grado di evitare qualsiasi tipo di forzature contrarie al pubblico interesse".