Recente l’arresto di 5 giovinastri, 3 dei quali minori e 1 solo dei maggiorenni d’origini straniere, responsabili di aver ridotto in sedia a rotelle – se va bene – un 22enne, per sottrargli 50 euro. L’evento nella zona della movida milanese, in Corso Como, il 22 ottobre scorso. Alcuni spunti li ritengo doverosi.
In primis i complimenti alla Polizia di Stato, che ha dato un nome e un volto ai rei, e ha raccolto elementi che fanno ben sperare che i 5 paghino con condanne esemplari, e soprattutto che ve ne sia per mandare sul lastrico i genitori. Dopo la “bravata”, le intercettazioni disposte a carico del piccolo branco hanno evidenziato che i componenti si auguravano che la vittima morisse, rendendosi disponibili per “strappare tutti cavi” che lo tenevano in vita nel reparto di rianimazione del “Fatebenefratelli” di Milano, e si ripromettevano “per la prossima volta”, di mascherarsi. Giungevano a suggerirsi di far finta d’essere pentiti per intenerire inquirenti e giudici, e puntualmente questo hanno fatto davanti al GIP. Evidentemente imbeccati dagli avvocati, che il loro lavoro – talvolta spregevole, ma necessario – devono farlo.
In secundis, Milano è la città che ha fruito dell’opera di consulenza per la sicurezza del già Capo della Polizia, e in una serata si verificano 6 accoltellamenti. I ragazzi vanno in giro col coltello perché “son stati aggrediti in passato”. Già: embè? Che c’entra che vai in giro con il coltello per difenderti, e poi quasi ammazzi uno aggredendo? Possibile che il genio del Signor Sindaco non sia riuscito ad immaginare che perquisendo a tappeto i ragazzini che si aggirano per strada, con pattuglioni robusti anche di “Ghisa”, si potrebbe far deterrenza, e magari “pulizia”? Invece un’intera giunta comunale ha aggredito i carabinieri che inseguivano Ramy, senza uno straccio di prova a loro carico, salvo ora proporre di premiare il Nucleo Radiomobile dell’Arma con l’Ambrogino d’Oro, quello già assegnato al padre di Ramy, senza una seria ragione: c’era da comprendere ancora l’esatta dinamica. Quello non dato al poliziotto Christian Di Martino, accoltellato nella metro e vivo per miracolo.
Inoltre, questa volta – sia chiaro, è un’eccezione – i rei del reato di sangue son pressochè tutti italiani, e il dr. Paolo Crepet, noto psichiatra, ha ritenuto opportuno spiegare che – per le parole pronunciate – quei ragazzi non abbiano futuro, e siano impossibili da recuperare. In sintesi, è come dire che vadano chiusi in galera, ove dovrebbero rimanere per un tempo sufficientemente lungo. E – aggiungo io – siano sottoposti a lavori forzati per ripagare, coi loro stipendi, i danni provocati e il soggiorno dietro le sbarre. E i loro genitori concorrano alle spese.
Infine il piccolo schermo, coi suoi rodatissimi talk show, ci sta facendo conoscere un bel po’ di “maranza”, per lo più d’origine extra-comunitaria. Gente che ritiene giusto rapinare se c’è qualcosa che non hanno e piace, e che accoltellano per difendersi preventivamente – stile Pearl Harbour per capirci – da un’occhiata storta. A mio parere questo serbatoio di violenza non ha possibilità d’essere “domato” che attraverso l’espulsione, unitamente alle famiglie che non li educano, o non li hanno educati. O – più semplicemente – li hanno fatti crescere con l’odio per il bianco italiano, perché più agiato. Che poi, osservo, potrebbe essere diversamente, se loro son scappati da terre disperate, mentre il coetaneo italiano è partito da una base migliore?
Da ultimo, percependo il risveglio dell’interesse dei partiti dell’oppiosuzione per la sicurezza, stupisco quando sento loro dire che i “Decreti Sicurezza” non servano a niente. Perché per arginare questa violenza giovanile occorrerebbe altro. Stupisco perché con i “Decreti” un po’ più di galera gliela fai fare.
Ma stupisco di più in quanto il problema non è “solo” criminale – in quel caso basterebbero norme, giudici e poliziotti – ma soprattutto “sociale”. Pertanto dovrebbero fare la loro parte: famiglia, scuola, chiesa, mondo del lavoro, politica, etc.. Ma se è stata delegittimata ogni autorità: quella del genitore che per un ceffone viene denunciato e condannato, quella del professore all’arrivo in classe del quale non ci si alza più in piedi, quello della Chiesa ritenuta superflua e non degna d’affiggere un crocifisso in aula o montare un presepe!
E chi ha distrutto queste autorità? 40 anni di sottile penetrazione di dubbi, travestiti da libertà. Quando i nostri padri costituenti volevano altro, come dimostra cosa fosse l’Italia nei primi 20 anni dopo la pubblicazione del “Sacro Testo” tanto citato e mai capito.
E allora, distrutte le autorità che arrecavano ordine sociale, che autorità vogliamo che si affermi? Quella della violenza e del “maranza”.
Per questo occorre una pulizia a fondo, allontanando coloro che odiano l’Italia e gli italiani, e ritengono di essere qui solo per sfruttare questi e quella.
In punta di coltello
Scritto da carmelo burgio
Politica
23 Novembre 2025
Visite: 23



