Nelle sale al piano terra del Palazzo Guinigi il 24 novembre sarà inaugurata una mostra dedicata a Rosario Livatino, il giudice assassinato all’eta di 38 anni dalla mafia nel 1990 mentre, privo di scorta, si recava al Tribunale di Agrigento, ove prestava servizio.
Il titolo non è altro che la decrittazione dell’ acronimo “S.T.D.” scritto di pugno da Livatino e rinvenuto sulle sue agende.
La mostra, che sarà visitabile gratuitamente fino a sabato 29 novembre, è stata presentata per la prima volta in occasione del Meeting dell’Amicizia di Rimini nel 2022, ed è stata esposta in diverse città e sedi giudiziarie; tra queste, a Roma, presso la Corte di Cassazione.
La luminosa figura di Rosario Livatino ha assunto un ulteriore rilievo anche grazie al fatto che la Chiesa, nel 2021, riconoscendo l’eroicità delle sue virtù e le particolari circostanze del suo martirio, cui non erano estranee le sue profonde convinzioni religiose, lo ha proclamato beato.
La mostra si divide in 4 sezioni: la prima è dedicata alla formazione personale di Rosario Livatino, nell’ambiente familiare e sociale in cui è cresciuto (Parrocchia, Azione Cattolica), nonché alla descrizione del difficile contesto storico in cui ha operato come magistrato per la radicata presenza mafiosa in quel territorio. Sono qui messe in risalto la sua profonda umanità e il suo sentimento religioso che lo spingevano, sempre e comunque, a rispettare anche i peggiori malviventi.
La seconda è dedicata alla figura di Livatino come esempio di magistrato integerrimo e dedito al dovere. Pur essendo privo, a quel tempo, degli strumenti normativi di indagine oggi disponibili per combattere la malavita, la sua intelligenza, il suo impegno ed il suo rigore nella ricerca della verità al servizio della giustizia, attirarono su di lui le “attenzioni” dei mafiosi che decisero, infine, di eliminarlo.
Nella terza si ricostruisce la brutale scena dell’assassinio di Livatino. Centrale, in essa, è la figura di Piero Ivano Nava, coraggioso testimone oculare nei processi contro mandanti ed esecutori, il quale raccontò le spietate modalità della sua uccisione. Di seguito si descrive l’iter del processo canonico conclusosi con la beatificazione, ossia con il suo riconoscimento di martire ucciso “in odium fidei”
Nella quarta, infine, si dà atto della grande eredità non soltanto civile ma anche, per i credenti, cristiana, lasciata da Rosario Livatino. Eredità testimoniata dallo stesso ruolo, da tutti riconosciuto, della Chiesa nella resistenza alla mafia ma, non di meno, dalle moltissime persone semplici che lo hanno conosciuto e da tanti colleghi di lavoro.
Sono esposte, infine, le riproduzioni di due commoventi lettere, una scritta da un mandante, l’altra da uno degli esecutori, acquisite al processo canonico, indubitabili segni di sincero pentimento.
Per le ore 10 del 24 novembre sono state invitate a visitare la mostra alcune classi delle scuole medie superiori della città, mentre alle ore 15 del pomeriggio essa verrà presentata alla cittadinanza con l’intervento delle Autorità civili e dell’Arcivescovo di Lucca che porteranno i loro saluti.
Illustreranno la figura di Rosario Livatino il dott. Pino Morandini, ex magistrato, membro del direttivo dei Centri di Aiuto alla Vita; l’Avv. Eva Sala, membro del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa e, in chiusura, il dott. Domenico Airoma, Procuratore della Repubblica di Avellino e Vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino, associazione che ha curato l’organizzazione dell’evento con il patrocinio e il contributo del Comune di Lucca, nell’ambito delle iniziative del progetto “Vivi Lucca 2025”.