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Notte Bianca, nelle piazze il ritmo delle scuole di danza
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Notte Bianca, musica e suggestione con le Note in rosa di piazza Cittadella
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Notte Bianca, il suggestivo spettacolo dei droni luminosi in piazzale Arrigoni
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Confcommercio: «Serve un piano del commercio per il futuro di Lucca»
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Accordi commerciali fra Usa e Europa: forte preoccupazione di Federmoda per le sorti della web tax
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Ristoratori e albergatori ringraziano il Summer Festival: “Una boccata d’ossigeno per la città, dopo settimane complicate”
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Aggressione ai danni del commerciante Mario Marchi, la solidarietà di Confcommercio
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Una giornata di "sciopero" per denunciare le insostenibili condizioni che gravano oggi su chi accetta buoni pasto, tra imposte che superano il 20% e prospettive di guadagno inesistenti che spesso costringono ad offire un servizio in perdita.
Questo è l'iniziativa presentata questa mattina da Confcommercio Lucca e Massa Cararra che, assieme al sistema Fipe che ha organizzato la protesta a livello nazionale, porterà bar, ristoranti e supermercati aderenti a non accettare i ticket dei buoni pasto in tutta la giornata di mercoledi 15 giugno.
Presenti all'evento questa mattina in Palazzo Sani, sede di Confcommercio, Rodolfo Pasquini e Sara Giovannini, rispettivamente presidente e direttrice di Confcommercio Lucca e Massa Carrara, assieme al presidente provinciale Fipe ristoratori Antonio Fava e alla presidente di Fipe Baristi Sandra Bianchi. Connessi da remoto invece Emiliano Cerri e Bruno Ciuffi, referefente Fipe Viareggio e presidente Confcommercio Versilia e Viareggio.
"Solo nel 2021 sono stati emessi oltre 500 milioni di buoni pasto, per un valore totale di oltre 3,2 miliardi di euro, a beneficio di oltre 2 milioni (2.769.596) di lavoratori. Il buono pasto nasce come servizio sostitutivo alla mensa, permettendo ai lavoratori di ottenere all'interno di esercizi convenzionanti come bar, ristoranti, pizzerie e supermercati, beni alimentari pronti al consumo per il valore riportato nel ticket."
Così Confcommercio riassume il ruolo ed il giro d'affari di una misura tanto importante per il tessuto sociale quanto difficilissima da sostenere per i piccoli esercenti, soprattutto quelli legati a piccole realtà come bar o pizzerie di quartiere. Essendo integralmente deducile dal reddito d'impresa e defiscalizzati fino a 8 euro (per i buoni pasti elettronici), i ticket per i pasto si dimostrano uno strumento importante per le imprese, per far fronte, in primo luogo, alla mancanza di una mensa o di un servizio dedicato di catering.
Dal punto di vista delle attività però, a fronte di ritenute che superano i 20%, diventa impossibile portare avanti un servizio che accetti questo tipo di documenti riuscendo a ritagliare una vera percentuale di guadagno, basti pensare come su un buono pasto di 8 euro ciò che un esercente intasca si aggira a poco meno di 6 euro. Essendo, inoltre, numerose attività fortemente dipendenti dal giro di affari legato ai buoni pasto e dai clienti che ne usufruiscono, una tassazione così invasiva costringe migliaia di attività con le spalle al muro, dovendo scegliere tra abbandonare un enorme fetta di clienti o accettare di lavorare per andare in pari o - addirittura - sperare di non finire in perdita.
"Abbiamo convocato questo sciopero per il 15 giugno, su scala nazionale, proprio per far capire anche ai nostri clienti quanto la situazione dei buoni pasto stia diventato difficile per noi - ha esordito Sandra Bianchi, presidente di Fipe Baristi -. Sono diversi anni che il trend è sempre in aumento, siamo partiti dagli anni '80 con lo 0% di ritenute sui ticket pasto per poi passare al 3%, al 5% e infine ad oltre il 20% come siamo adesso. Sono troppi anni che chiediamo aiuto al governo senza ottenere nulla, neanche una reale considerazione del problema o una presa di posizione."
"Trattandosi spesso di piccole cifre, prendendo un bar ad esempio non si va molto oltre i 5 euro di una colazione, il cui pagamento tra l'altro non è immediato ma segue lunghissime tempistiche, tassazioni di questo livello sono davvero alte - ha continuato -. Anche il momento storico, come sappiamo, non ci aiuta, uscendo da due anni di pandemia e vivendo a pieno la crisi attuale, con rincari su bollette e materie prime che gravano su ogni forma d'impresa, avere un ulteriore 20% di sconto su quello che è l'utilizzo del buono pasto è diventato veramente insostenibile."
"La nostra non è una battaglia contro i buoni pasto - ha sottolineato Emiliano Cerri di Fipe Viareggio -, che sono ancora una misura sociale ed economica molto importante in Italia. Ciò su cui vogliamo sensibilizzare il governo è che troppe aziende, oggi, scelgono di accettare i buoni pasto non per un guadagno ma perchè, trovandosi in zone dove questi ticket sono diffusi e ci sono tante attività come, per la Versilia, la zona industriale di Bicchio, cambiare approccio significherebbe voltare le spalle e perdere una clientela affezionata negli anni. E' così che le piccole attività si ritrovano a ricoprire un ruolo sociale ed economico che non possono reggere da soli."
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Esprimono soddisfazione Confcommercio e il suo sindacato provinciale Fipe ristoratori Lucca, per la decisione del comune di Montecarlo e di Ascit di concedere il via libera a una modifica al ribasso delle tariffe della Tari per i ristoranti, che garantirà importanti contenimenti dei costi per gli imprenditori del settore già a partire dal 2022.
La decisione dell'amministrazione guidata dal sindaco Federico Carrara, è frutto di una concertazione aperta da Confcommercio e Fipe che ha coinvolto anche i vertici della società Ascit che si occupa della raccolta dei rifiuti a Montecarlo. Un confronto sollecitato a sua volta da due ristoranti del territorio storici associati a Confcommercio, ovvero sia Forassiepi e La Nina. Nello specifico, la riduzione concessa dall'amministrazione riguarda la parte fissa della tariffa, che passa da un costo di 17,7 a 12,3 euro a metro quadrato. Questo, in concreto, significa che un locale con superficie di 100 metri quadri arriverà a risparmiare 540 euro l'anno.
Confcommercio e Fipe ristoratori Lucca ringraziano il Comune di Montecarlo, in modo particolare il sindaco Carrara, ma anche la società Ascit per l'attenzione e la sensibilità dimostrata nei confronti di una categoria che – come noto – è stata una delle più colpite dalle restrizioni introdotte dal Governo durante i due anni di emergenza sanitaria, e che ancora oggi risente più di altre dei maxi rincari energetici e delle materie prime. L'auspicio di Confcommercio e Fipe è che l'esempio virtuoso di Montecarlo venga ripreso anche dalle altre amministrazioni del territorio.