Sport
Club Scherma Lucca, una serata speciale per chiudere in bellezza la stagione sportiva
Si è concluso nei giorni scorsi, con una…

Nuovi titoli italiani e regionali arricchiscono la bacheca del Ciclo Team San Ginese
Il Ciclo Team San Ginese continua la sua marcia inseguendo successi sempre più prestigiosi nel panorama ciclistico amatoriale. Per la squadra presieduta da Claudio Andolfi questa stagione sta…

Futsal Lucchese, tanti ragazzi al tradizionale stage: una società in costante crescita
Si è tenuto nei giorni scorsi il quinto stage della Futsal Lucchese, un appuntamento ormai consolidato all'interno del percorso di crescita della società. L'iniziativa, che si è svolta…

I ragazzi del Basketball Club Lucca protagonisti a Calcinaia nel "tre contro tre"
Un inizio d'estate a tutta birra per il Basketball Club Lucca protagonista in ben 3 categorie nel 3x3…

Atletica, pioggia di medaglie per la Virtus Lucca ai campionati toscani giovanili
Diciannove atleti sul podio, sette titoli toscani di cui tre Juniores e quattro Allievi/e, cinque medaglie d’argento e tre di bronzo. Questo il ricco bottino del fine settimana…

Lorenzo Ansaldi, classe 2015, conquista il secondo posto alle regionali di nuoto a Livorno
Una splendida prestazione per Lorenzo Ansaldi, giovane talento del nuoto lucchese, che ha ottenuto un brillante secondo posto nella gara di 50 metri rana al Campionato Regionale estivo esord B memorial R.Dani svoltosi a Livorno

Le Mura Spring, le U18 vincono il torneo regionale del 3 contro 3
Il 3x3 è la formula di basket ad un canestro tipicamente estiva, giocata spesso nei playground all'aperto, un tempo di gara di 10 minuti a scorrere, con…

Bike Academy Marchini Costruzioni, impatto positivo con la strada al Giro dell'Albania
Dal 2022 il ciclismo capannorese ha un nuovo punto di riferimento: Bike Academy Marchini Costruzioni di Guamo, una società che segue l' atleta facendolo maturare grazie al personale specializzato…

Vikki Jayne Todd, terzo argento consecutivo ai campionati italiani di Taekwondo - Forme cinture nere
Un grande risultato per il Maestro Vikki Jayne Todd, che ha conquistato la medaglia d'argento ai Campionati Italiani di Forme cinture nere, che si sono tenuti al Forum Arena di…

Basketball Club Luca e Chiesina Basket, insieme per progettare il futuro del basket.
Il Basketball Club Lucca amplia il suo raggio di operatività cestistica stringendo un importante accordo con la società Chiesina Basket

- Scritto da Redazione
- Sport
- Visite: 64
Fra i tanti primati che Ivano Fanini può vantare c'è anche quello degli anni 1988 e 1989, quando fu artefice di una operazione binaria tra due squadre professionistiche create sommando gli investimenti: la Seven Up Fanini con D.S.Franco Gini e capitano Pierino Gavazzi e la Pepsi Cola Fanini diretta da Giuseppe Lanzoni con capitano G.B.Baronchelli nel 1988 e Polli Mobiexport Fanini e Pepsi-Fanini nel 1989.
Per la prima volta nella storia del ciclismo due squadre gestite dalla stessa persona diventavano rivali nella stessa famiglia. Un insieme di ricche doti umane di quel personaggio sportivo che è Ivano Fanini e lo è nel bene e nel male, sia nelle sue battaglie come la lotta contro il doping, sia nelle discussioni animate con i principali organi federali.
Ma nella sostanza c'è comunque la sua capacità nell'essere riuscito a dare continuità alle sue squadre professionistiche dal 1984 ad oggi. Molto comunicativo, ma poco sereno perché con la sua vulcanicità è sempre a mulinare pensieri e idee per proseguire la storia delle sue squadre. A livello professionale si è creato da se decidendo gli assetti delle squadre, le strategie e gli obiettivi, ma anche avviando alla pratica ciclistica nuove leve di atleti, facendoli crescere nelle sue squadre giovanili con lungimiranza pronti ad aggregarsi alle prime squadre.
Una storia che si ripete da decenni ed ora sulla soglia dei suoi quasi 70 anni si avvale del grande lavoro di suo figlio Cristian, ma fino al momento che questi diventasse adulto il lavoro se lo caricava tutto sulle sue sole spalle, per paura che troppi cervelli non gli consentissero di arrivare ad essere un protagonista fino ad oggi. Il successo del 10 giugno del lettone Maris Bogdanovics, ottenuto per Amore & Vita Prodir nella seconda tappa del "Sa Kiai Tour", alla ripresa delle corse dopo il lockdown anti covid 19, è soltanto l'ultimo di una serie che ebbe inizio nel 1984 e che ha consentito all'imprenditore lucchese di diventare non soltanto il dirigente ciclistico più continuo nel tempo, ma di essere anche fra i più conosciuti dagli amanti del ciclismo a livello internazionale.
Nella storia delle sue squadre sono tante le emozioni, tante le attese ed esperienze uniche ma anche i brividi da incapponare la pelle che ti scuotono come un albero che perde le foglie curvato dalla tempesta. Un arrivo che riassume tutte queste sensazioni fu nella 3.a tappa al Giro del Trentino del 1988, vinto dallo svizzero Urs Limmermann davanti al connazionale Toni Rominger. Ma i retroscena della terza tappa forse superarono di clamore anche i vincitori finali perchè a contendersi il successo parziale furono due corridori della stessa famiglia Fanini e in quella circostanza Roberto Gaggioli, con un colpo di reni, superò sulla linea del traguardo Alessio Di Basco. Il primo correva per la Pepsi Cola Fanini, il secondo per la Seven Up-Fanini. Il Giro del Trentino, che dal 2017 ha cambiato nome diventando Tour Of the Alps e che attualmente fa parte del circuito Uci Proseries classe 2.HC, ha un albo d'oro di nomi che hanno fatto la storia del ciclismo e la prima edizione fu vinta nel 1962 da Aldo Moser, ma due squadre della stessa famiglia l'ha avute alla partenza soltanto nelle edizioni 88 e 89: le squadre Fanini che segnarono il proprio nome anche nella classifica finale del 1989 grazie a Mauro Antonio Santoromita (Pepsi Cola-Fanini) che superò El Diablo Claudio Chiappucci. Una edizione che vide primeggiare i colori Fanini anche con Stefano Tomasini(Pepsi-Fanini), vincitore della 2.a tappa, in un anno per lui trionfale tanto che vinse la classifica finale di miglior giovane e quindi la maglia bianca al Giro d'Italia.
L'ORIGINALE MA DISPENDIOSA IDEA DI IVANO FANINI DI FAR COMPETERE DUE SQUADRE NEL PROFESSIONISMO
Successe un qualcosa senza precedenti nel ciclismo mondiale. Per la prima volta due squadre della stessa famiglia si contendevano la vittoria ad una corsa. Nella volata di gruppo a contendersi la vittoria della tappa erano Roberto Gaggioli ed Alessio Di Basco. Due velocisti di rango sovrapposti rivali nello sprint da Fanini, che è sempre stato anche un rigeneratore di corridori sull'orlo del tramonto(come sta a dimostrare il titolo italiano vinto ad Imola da Pierino Gavazzi nell'88 ndr). Due squadre per disporre più atleti e disegnare molte più emozioni: c'era in palio la contesa come miglior velocista di famiglia ma anche il premio economico.
"L'idea -dice Ivano Fanini - mi venne perchè quando con il direttore marketing della Pepsi Cola Alberto Ritteri stipulai il contratto di sponsorizzazione, gli chiesi se poteva farmi avere anche la Seven Up fra i main sponsor. Lui mi rispose che anche la Seven Up, di cui era pure direttore marketing, avrebbe voluto il primo nome sulla maglia dei ciclisti e così feci nascere anche la Seven Up- Fanini. Anni di successi e di soddisfazioni. Non posso dimenticare il commento Rai in diretta televisiva di Adriano De Zan sul finale emozionante della tappa al Giro del Trentino che vedeva opposti due miei corridori.Di sicuro stavo per fare primo e secondo posto con le mie squadre. Sensazioni uniche, piene di charme. Erano due squadre operaie e corsare che si battevano molto sulla forza fisica personale e che riuscivano ad imporsi nelle classiche ed anche nelle tappe del Giro d'Italia, riuscendo a ritaglliarsi un piccolo spazio fra grandi campioni come Moser, Saronni, Knudsen, De Vlaeminck, Chiappucci,Rominger, Argentin e tanti altri che andavano per la maggiore".
Anche in quegli anni però le polemiche con gli organizzatori non mancarono. "L'organizzatore del Giro d'Italia Vincenzo Torriani non mi accettò più di una squadra. Anche in federazione non si poteva avere più di una squadra affiliata e così - conclude Fanini - iscrissi la Pepsi in America. In occasione della Milano-Sanremo manifestammo in segno di protesta e due ore prima della partenza feci correre il percorso dalla Pepsi attirando l'attenzione di sportivi e mass media ma Torriani non cambiò decisione né per la Sanremo né per il Giro d'Italia".
ROBERTO GAGGIOLI IL VELOCISTA CHE CONQUISTO' GLI STATES
La storia di Fanini è disseminata di velocisti che hanno avuto stagioni piene di successi. Uno di questi è il toscano Roberto Gaggioli, professionista dall'84 al 2005. Un corridore coraggioso, dai riflessi pronti e quando si apriva un varco ci si inseriva ad alta velocità a sprint lanciato. Con 207 vittorie è uno fra i professionisti che vantano il maggior numero di successi anche se in prevalenza è andato a conquistarseli negli Stati Uniti.
"Devo gran parte della mia carriera a Ivano Fanini - dice - perché dopo che avevo vinto la Coppa Berocchi nell'86 con Ecoflam ed essermi piazzato in diverse corse a fine stagione anziché fare il salto di qualità mi ritrovai senza squadra. Ero un corridore spontaneo, che amava le fughe già a inizio gara e le volate. Non calcolavo mai ma mi lasciavo guidare dalla mia esuberanza. Fu Fanini a credere in me altrimenti probabilmente avrei smesso di correre ed invece grazie a lui la mia carriera è stata lunghissima e ricca di successi".
Al Giro del Trentino una volata entusiasmante le consentì di superare l'amico rivale Di Basco della consorella Fanini-Suven Up. Quale fu la reazione?
"Alessio era comunque felice che quel giorno a batterlo ero stato io. Eravamo e siamo tutt'oggi ottimi amici. Si correva nella stessa famiglia ma ognuna delle due squadre puntava a vincere per se stessa. L'esclusione dal Giro d'Italia ci portò a correre in America dove vinsi il Philadelphia International Championship. Gli unici italiani a vincere una gara di Coppa del Mondo quell'anno siamo stati io e Maurizio Fondriest. L'America mi conquistò. Sono stati gli States a dare una sterzata alla mia carriera, fino a quel momento non troppo densa di soddisfazioni e priva di acuti significativi che soltanto le tappe del Giro d'Italia mi avrebbero potuto dare, ma non ebbi la possibilità di parteciparvi. Grazie però a Fanini diventai un leader al di là dell'Oceano e mi sentivo a mio agio sotto i riflettori. Fra gli sconfitti a volte c'è stato anche Lance Armstrong che però svolse la sua carriera prevalentemente in Europa."
Anche i suoi stipendi lievitarono pur con l'inconveniente di doversi ambientare in un nuovo paese che è comunque sempre fra le mete preferite dai giovani. Successi che continuarono saltuariamente anche in Europa.
"Ricordo che vinsi alla Settimana Bergamasca ma anche al Giro della Slovenia. Feci quella scelta pensando ai soldi e rinunciando allo stesso tempo a disputare corse più importanti e se tornassi indietro rifarei tutto alla stessa maniera".
Attaccata la bicicletta al chiodo iniziò poi a fare il D.S.
"Si, la mia prima squadra è stata il Team Monex nel 2005-06, poi la Toshiba infine il triennio 2009-11 con Amore & Vita con nuove soddisfazioni in casa Fanini portando al successo una ventina di volte l'ucraino Jurij Metlusenko.".
Ma il successo della svolta fu in quel Giro del Trentino, un successo in famiglia, quando la sconfitta non pesa ma esalta il valore degli avversari accomunati sotto la stessa bandiera. Poche volte, anzi mai era successo. Due squadre nel professionismo che correvano in contemporanea le ha messe su soltanto quel vulcanico imprenditore lucchese. Gaggioli è tornato a vivere a Vinci, la sua città natale. E' sposato ed ha tre figli: Luciano ha 11 anni ed è un promettente ciclista. Nel 2019 ha vinto 15 corse nelle categorie giovanissimi ed il prossimo anno passa esordiente. E' già promesso a Fanini per seguire le orme del padre, di un velocista estroso, bizzarro, ma che è riuscito ad esaltare le folle americane dove ancora è ricordato con tanto affetto.
- Scritto da Redazione
- Sport
- Visite: 65
Nei tanti successi in 36 anni di professionismo ininterrotto delle squadre gestite da Ivano Fanini, poche volte si è parlato della pista, dove i colori azzurri hanno una grande tradizione che si trasmette fino ad oggi grazie a Filippo Ganna campione del mondo quattro volte consecutivamente nell'inseguimento individuale allenato da Marco Villa, ex corridore nel biennio 94-95 di Amore & Vita. Fra i suoi predecessori, anche se in specialità diverse, c'è Claudio Golinelli.
A parlare chiaro sono i numeri: 10 titoli italiani, 5 nel keirin e 5 nella velocità, a cui bisogna soprattutto aggiungere 3 titoli mondiali, vinti tutti quando era tesserato per l'attuale patron di Amore & Vita Prodir: nel 1988 con la Pepsi Cola-Fanini a Gand oro nel Keirin e nel 1989 con Polli-Fanini a Lione si confermò nel Keirin bissando il successo nella velocità. A completare il suo percorso medagliato nel 90 con l'avvento di Amore & Vita conquistò la medaglia di argento nella velocità e quella di bronzo nel keirin. La sua ultima medaglia ai mondiali la ottenne nel 91, quando era passato all'Olympia, argento nel keirin.
I migliori anni della carriera di Golinelli, nato a Piacenza l'1-5-1962, che conobbe la pista quando nel suo primo anno di professionismo alla Murella Rossini Luciano Pezzi gli indicò di andarsi ad allenare nell'anello del velodromo Sevadei di Forli dove conobbe Antonio Maspes e coincidenza della casualità questo incontro rappresentò il passaggio di consegne tra la leggenda della pista italiana e un talentuoso giovane destinato a raccoglierne l'eredità. Per la sua conformazione fisica, alto 1,75 e gambe corte, osservandone la postura in bicicletta, Luciano Pezzi aveva intuito che sarebbe stato tagliato per i giri di pista e nell'88 Primo Franchini, suo D.S. all'Alfa Lum, gli indicò che Ivano Fanini aveva una certa predilezione per atleti veloci e di provare a contattarlo.
Da quel momento nacque una stella. Ma come mai i suoi successi tardavano ad arrivare?
"Già alla Murella- risponde il tre volte campione del mondo- ho risentito delle nuove metodologie di allenamento che dovevamo adottare. Gli alimenti, il calcolo della dieta e la ricerca del peso ideale necessitavano di un fabbisogno alimentare che al mio fisico non era congeniale. Passato all'Alfa Lum le cose non cambiarono fino a che non trovai la sistemazione giusta con la Pepsi Fanini, una squadra di dimensione internazionale che mi mise a mio agio e quando incontrai il mio nuovo Patron la prima cosa che mi disse: a me interessano i campionati del mondo su pista, perché hai la stoffa per vincerli".
I PRIMI SUCCESSI CON LA PEPSI-FANINI E L'INCONTRO A LUCCA CON IL SANTO PADRE
Le sue conformazioni fisiche erano molto indicate per la pista e Golinelli investiva tempo in palestra per migliorare le capacità anaerobiche e lo sviluppo delle fibre veloci delle sue gambe migliorando le sue qualità. Con successivi esercizi di potenziamento dei quadricipiti diventò esplosivo nei giri di pista. Divenne una macchina perfetta, cimentandosi con tanta dedizione, umiltà ed anche quell'orgoglio che accresceva dentro di se mano a mano che correva.
"I risultati - dice a mente quieta - necessitano di tanti fattori: primo fra tutti la fiducia della società di appartenenza,poi sono frutto di tanti sacrifici, di rinunce e miglioramenti costanti a livello tecnico. Non bisogna sbagliare e, come un'equazione matematica, il successo è poi sempre proporzionato al lavoro che l'atleta fa per inseguirlo".
Cosa ricorda del primo anno alla Pepsi?
"Assieme ad Ivano Fanini sono fra le poche persone che possono vantare di avere avuto un rapporto personale di amicizia con il Papa Giovanni Paolo II e questo avvenne nel 1989 in occasione della sua visita a Lucca. Le squadre di Ivano sono state successivamente per anni presentate a Roma nel corso dell'udienza di Karol Wojtyla. Questi incontri davano sempre molto coraggio nell'affrontare la stagione agonistica."
OGGI LE SCOPERTE SCIENTIFICHE AGEVOLANO L'ATTIVITA' SU PISTA
Una carriera professionistica durata 9 anni dall'84 al 93, non tantissimi ma lui rimpiange le condizioni precarie con le quali si allenava rispetto ad oggi. "I tempi sono cambiati-afferma- oggi è molto più semplice fare pista. Le scoperte scientifiche e la tendenza nello sport sono molto avanzate con la possibilità di scegliere un programma di allenamento e sviluppare le capacità di un atleta. Oggi i velodromi sono tutti coperti e ci si può allenare in ogni mese dell'anno. Basta dire che ci sono tre impianti soltanto in Lombardia: Montichiari, Dalmine e Busto Garolfo. In tutta Italia ce ne sono 26. Ai miei tempi ci si poteva allenare soltanto nella bella stagione ed anche la pista a volte era era in condizioni fatiscenti." Nato a Piacenza si è trasferito da bambino a Bologna dove risiede tutt'oggi. Suo padre Augusto, figura molto importante per il suo morale, faceva il ferroviere ed essendo di Imola chiese il trasferimento per avvicinarsi a casa. Gli fu data come nuova destinazione Bologna.
"Ad ogni gara, non so come faceva, me lo trovavo all'arrivo al di là del cordone. Si faceva spazio pur di scorgermi ad ogni premiazione. Mi ha sempre seguito fin da quando ero dilettante e non pensavo minimamente alla pista. Vinsi il campionato italiano in linea di categoria nell'81 e il G.P.Liberazione nell'83. Mio padre è sempre stato una figura importante per me ed ancora, nonostante sia morto da 14 anni, ne sento la mancanza."
ASSIEME ALL'AUSTRALIANO PATE GOLINELLI SPEZZO' L'EGEMONIA GIAPPONESE
Nella velocità su pista il titolo mondiale mancava all'Italia dal 1968, l'ultimo azzurro a trionfare fu Giuseppe Beghetto. A distanza di 21 anni a riconquistarlo è stato quindi un atleta di Ivano Fanini, il vulcanico dirigente ciclistico lucchese che ha dimostrato nei decenni di essere un asso nel motivare i suoi atleti contribuendo a far vincere loro corse impensabili ma anche Golinelli stesso non avrebbe mai immaginato di arrivare a tanto.
Quali sono stati i suoi acerrimi rivali su pista?
"Sia nella velocità che nel Keirin ne ho avuti diversi. I più difficili da superare sono stati gli australiani Stephen Pate e Simone Clarke, il tedesco Michael Hubner, lo svizzero Urs Freuler e l'argentino naturalizzato italiano Ottavio Dazzan, salito diverse volte sul podio. Li studiavo in corsa con molta attenzione, perchè la concentrazione in pista è determinante. Misuravo le loro capacità per poi colpirli nei loro punti deboli".
Nella velocità lui e l'australiano Stephen Pate hanno spezzato l'egemonia giapponese di Koichi Nakano,vincitore di dieci mondiali consecutivi,e di Nobuyuki Tawaral. Nell'89 Golinelli per vincere dovette superare un altro giapponese: Yuichiro Kamiyana. E' rimasto alla storia per essere stato l'ultimo italiano a vincere i mondiali su pista sia nella velocità(89) che nel Keirin (doppietta nell'88 e 89) ed in prospettiva probabilmente ne passeranno ancora diversi per trovare il suo successore nelle due specialità. Il 25 agosto 1987 stabilì anche il primato mondiale professionisti nei 200 metri lanciati al coperto con il tempo di 10"587, superato due anni dopo dal suo rivale Pate.
UN VELOCISTA CHE AVREBBE POTUTO IMPORSI PIU' FREQUENTEMENTE ANCHE NELLE GARE IN LINEA
La pista occupava intensamente gli interessi di Golinelli, dopo che, diventato campione del mondo, veniva costantemente invitato a correre in Giappone nelle gare di Americana e Scratch lievitando i suoi guadagni in un paese dove queste specialità ciclistiche erano di interesse nazionale. Così il nome Fanini Pepsi Cola aveva maggiore risonanza anche all'estero per la gioia di Ivano Fanini e dei suoi sponsor.
"Mi sono ritrovato - conclude l'ex iridato - ad essere popolare in una specialità che mi ha dato soddisfazioni inpensate salendo sul podio all'inno di Mameli. Ogni volta che in TV sento quelle note non riesco a trattenere una spontanea emozione e con occhi lucidi lascio scendere qualche lacrima, pensando a quanti sacrifici ha fatto quell'atleta. Soltanto facendo sport a questi livelli si può capire quanto sia gratificante e difficile assaporare queste gioie che ti fanno pensare di aver dato tutto e di aver lavorato bene nel corso degli anni".
Una carriera che però gli ha pregiudicato altre eventuali soddisfazioni da stradista, come quando nel 90 con la maglia Amore & Vita si impose nel prologo della Settimana Siciliana battendo allo sprint grandi velocisti del momento come Allocchio e Baffi. Di vittorie nelle gare in linea ne ha ottenute soltanto cinque ma quella della Settimana Siciliana rimarrà nella storia di Amore & Vita Prodir per essere stata la prima in assoluto di una lunga serie e che farà ricordare il suo nome per sempre. Attualmente l'ex campione bolognese lavora a Poggio Piccolo in provincia di Bologna come tecnico di macchine automatiche alla Techne Simoparma. Dopo aver smesso di correre aveva lavorato al Giro d'Italia per l'RCS. Poi ha scelto un'altra strada chiudendo la sua storia con le due ruote ma conservando un cofanetto pieno di medaglie e di bei ricordi.