Anno XI 
Mercoledì 27 Agosto 2025

Scritto da giancarlo affatato
Politica
27 Giugno 2025

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L'Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici fu costituita nel lontano 1871. Vent'anni prima che Papa Leone XIII promulgasse la Rerum Novarum, la prima enciclica sociale della Chiesa, con la quale si intravedeva il risveglio anche "politico" per tutti quei fedeli (ed elettori) rimasti vincolati al "non expedit" (il divieto per i cattolici di partecipaste alla politica)  voluto da Pio IX come atto di ritorsione per la perdita dei territori dello Stato Pontificio e di Roma stessa divenuta capitale del nuovo Regno d'Italia dopo la presa di Porta Pia. L'Opera fu concepita con lo scopo di riunire i cattolici e le loro associazioni in una comune e concorde azione per la difesa dei valori religiosi e sociali degli Italiani. Ancorché legata al volere  del Pontefice e sotto la scorta dell'episcopato e del clero, essa, però,  svolse un ruolo eminentemente laico interessandosi - sul piano sociale - della tutela dei lavoratori, della loro dignità e dei diritti promuovendo la costituzione di apposite leghe nonché interventi di mutuo soccorso (casse e cooperative economiche e sociali ). In quei tempi di aspro contrasto occorreva tutelare la Chiesa ed il popolo dei credenti "colpiti" dalle leggi anti clericali che lo Stato italiano aveva adottato all'indomani dell'unità. Asperrime erano anche le lotte politiche e sociali tra il sorgente movimento operaio di fede marxista e quello liberale che menava vanto di aver sostenuto e realizzata l'unificazione dello Stivale, che poi aveva preso a governare attraverso il parlamento del nuovo regno sabaudo. Ai cattolici mancava tuttavia un discrimine, un orientamento politico e sociale che venne appunto prima dall'azione dell'Opera dei Congressi e poi dalla Rerum Novarum. Il comunismo ed il liberalismo economico (il liberismo) non potevano certo riassumere, per loro natura, il rispetto dei valori etici e morali dei cattolici; il primo perché ateo; il secondo perché non solidale e poco rispettoso della dignità, dei diritti e degli interessi dei lavoratori. Anni lontani si dirà. Storia di un tempo remoto che risale agli albori della politica nella sua accezione di scienza del governo e regolatrice della democrazia parlamentare, ossia di quel complesso di istituzioni pubbliche sostanzialmente basate sul consenso popolare, nel contesto di una monarchia costituzionale. Se questo è vero sotto l'aspetto della narrazione storica, non pare affatto superata la necessità di conferire ad una tipologia di elettorato composta da onesti cittadini, già orientati dall'etica e dal portato culturale della propria fede religiosa, una nuova prospettiva d’azione. A ben guardare nel terzo millennio, scomparse le ideologie totalitarie e le dottrine dello Stato egemone, è rimasta sbiadita, inattuata, se non distorta, anche la visione liberale della cosa pubblica. Il prevalere della logica economica ha infatti ristretto l'orizzonte  riducendolo a mero mercimonio, a logica del profitto senza più adeguate ricadute  sociali. La stessa definizione di utilitarismo - "il massimo beneficio per il maggior numero di persone" - coniata dall'economista Benjamin Constant, appare profondamente cambiata. L'agire economico, ancorché regolato e temperato dalla legislazione in materia, non corrisponde più alla realtà degli intenti originari. Parliamoci chiaro: oggi il capitalismo è essenzialmente attività finanziaria, speculazione sugli interessi che maturano dagli investimenti monetari; il margine dell'imprenditoria che produce beni ed occupazione si è ridotto a dismisura. E la politica? Aboliti i partiti tradizionali ogni forma di selezione della classe dirigente è diventata di stampo familiare e di cooptazione nominale; la mediazione tra popolo e le istituzioni? Se ne occupa il marketing dell’immagine. I valori morali? I principi dell’etica pubblica? Travolti dal woke, dal gender, dal "politicamente corretto" che li sostituisce surrettiziamente attraverso la libertà esercitata senza responsabilità ed una semantica innovativa  quanto permissiva,  pseudo emancipante, che eleva a diritti  finanche le sensazioni e le inclinazioni particolari. Il popolo sovrano, infine, risulta composto da quel che esce da scuole destrutturare,  sempre più ignorante e tracotante nell'uso dei social e sempre pronto a parificare chiunque ma verso il basso. Ebbene, se è questa la scarna rappresentazione del terzo millennio, un'Opera dei Congressi che rifondi dalla base il movimento cattolico non rappresenta affatto un'idea campata in aria!! E non lo è perché un altro Leone siede oggi sul soglio di Pietro mostrando di aver scelto quel nome in continuità con i valori della dottrina sociale della chiesa. Spes contra spem, la speranza contro ogni altra cosa sperata.

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