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Casinò digitali sempre più popolari: +31% di iscrizioni nel 2025
Il comparto del gioco online continua a registrare una crescita marcata a livello globale, con i casinò digitali che si confermano tra i segmenti più dinamici del settore

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Lucca dietro le mura: segreti, fantasmi e colpi di scena
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Sport notturni: cosa si nasconde dietro la febbre delle attività dopo il tramonto
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De Bruyne Tentato dal Trasferimento al Napoli tra le Voci di un Addio dalla Premier League
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Louis-Albert-Guislain Bacler d'Albe: il cartografo segreto di Napoleone
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Dal 21 di febbraio siamo piombati in una notte senza fine, fatta di bollettini di contagi, morte e crescenti restrizioni. Fino a ieri sera quando, noi italiani, che ci contano in 60 milioni, siamo finiti tutti in quarantena. Il virus non sembra intenzionato a placarsi ma, al contrario, continua a seminare dietro si sé panico, delirio e terrore. È successo tra domenica e lunedì anche in 27 istituti carcerari, dove si sono registrate fughe di criminali allo sbaraglio e decessi conseguenti all’abuso di farmaci razziati dalle infermerie interne. Uno scenario agghiacciante che fa da cornice al già compromesso quadro italiano.
Un tempo, pur con umiliazioni e pratiche tali da fiaccare ogni energia, la carcerazione non aveva fatto venir meno l’entusiasmo della creazione letteraria. Zenone di Elea, Miguel De Cervantes, passando per Oscar Wilde e Silvio Pellico, in prigione si imparavano versi a memoria perché privati della carta per conservarne traccia. Il dolore non attenuava né fiaccava l’ispirazione ma, al contrario, mutava in fonte di creatività.
La cronaca oggi racconta ben altro. Se c’è un mito da sfatare in ordine ai tafferugli esplosi in quasi tutti gli istituti carcerari italiani, da nord a sud, è quello che alla sua base regni (esclusivamente) il blocco temporaneo dei colloqui tra detenuti, avvocati e parenti. Abbiamo visto sugli schermi televisivi familiari invocarne a gran voce la liberazione per il timore di un dilagante contagio all’interno dell’istituto penitenziario. Ma se davvero ciò che preme di più è la salute dei detenuti, non dovrebbero preservarli astenendosi proprio da colloqui e visite?
La verità è che l’organizzazione delle rivolte non è per niente casuale. La quasi simultaneità degli scontri, gli uomini sui tetti, gli incendi ed i morti non sono altro che sintomatici di una società, anche quella interna, ormai alla deriva. Pericolosi criminali, 15 ancora in fuga, disposti a tutto pur di evadere, pur di ristabilire o rovesciare i vertici delle organizzazioni malavitose dentro e fuori il carcere. Una sorta di “qui comando io”.
Se poi ci mettete la circostanza per la quale niente negli istituti penitenziari è frutto del caso, la situazione si complica ulteriormente. Lo scoppio di quella che è ormai stata definita pandemia ha dato ai detenuti la possibilità di mettere tutto a ferro e fuoco. L’obiettivo? Semplice. Ottenere un provvedimento legislativo d’urgenza finalizzato a concedere indulti ed amnistie pur di sopperire a questa situazione in cui il caos regna sovrano.
Uno Stato civile, uno Stato di diritto, non può e non deve tollerare scenari da film gangster. È ben vero che il colloquio è l’unico “link” con l’esterno che spetta al detenuto che non può beneficiare delle misure alternative al regime ostativo. Tuttavia, una Nazione che pretende di definirsi tale non può ammettere scene “simil far west”.
La verità è che a differenza dei nostri nonni, la nostra generazione non ha conosciuto né la guerra né l’appartenenza alla bandiera o al comune destino. Abbiamo passato decenni intonando l’inno di Mameli solo ai mondiali di calcio, investendo sui noi stessi, sul nostro aspetto fisico, vestendoci bene e progettando viaggi intorno al mondo. Fino ad oggi. Fino al tempo del coronavirus. Fino al tempo delle quarantene e della corsa all’ultimo pacchetto di pasta. Come se il rischio maggiore fosse quello di morire di fame e non di Covid19. Ce la faremo, ma la strada è ancora lunga.
Dottoressa Anna Vagli, Giurista, Criminologa Investigativa, Esperta in Scienze Forensi e Psicologia Investigativa , Sopralluogo tecnico sulla scena del Crimine e Criminal Profiling, Esperta in casi di Bullismo,
Cyberbullismo e Cyberpedofilia. Ideatrice della rubrica online "Sulla Scena del Crimine" de La Gazzetta di Lucca, La Gazzetta di Massa e Carrara, La Gazzetta del Serchio e La Gazzetta di Viareggio.
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Ottenere la giovinezza perenna è il sogno di molti, oggi facilmente realizzabile attraverso l’utilizzo dei molteplici trattamenti antiage disponibili presso i migliori centri estetici del mondo. Presso il centroesteticoindaco.it, apprezzato Centro Estetico a Roma, sono disponibili numerosi trattamenti anti invecchiamento, che permettono di fermare l’orologio, ma anche di mandarlo indietro di qualche anno. Per sentirsi meglio con se stessi, per eliminare i piccoli inestetismi causati dall’età, per aumentare la propria autostima.
Tanti trattamenti, un risultato
Chi si avvicina ai trattamenti antiage lo fa per un singolo scopo: dimostrare meno anni di quelli che realmente denuncia la sua età anagrafica. Per trovare il trattamento più indicato è importante fare un breve colloquio con il proprio estetista di fiducia, che sarà in grado di consigliarci per il meglio. Non tutti infatti sappiamo quali siano i trattamenti antiage oggi disponibili, ma neppure l’effettivo risultato che possono conferire al nostro viso. Sono disponibili trattamenti che prevedono esclusivamente l’applicazione di prodotti curativi, l’utilizzo di massaggi; in altri casi invece si possono sfruttare trattamenti leggermente più invasivi, mantenendoci comunque distanti dalla chirurgia estetica.
Ringiovanire con lo stile di vita
Per chi desidera dichiarare qualche anno in meno l’aiuto dell’estetista può essere risolutivo. Ovviamente però se si abbina questo aiuto ad uno stile di vita corretto i risultati saranno migliori e più duraturi. Il nostro viso invecchia a causa del passare del tempo, ma non solo. Una dieta ricca di sostanze ossidanti e povera di antiossidanti, l’abitudine ad esporsi alla luce solare diretta, evitare di utilizzare creme solari e prodotti anti age, sono tutti elementi che causano un invecchiamento precoce della pelle. Meglio quindi evitare il sole, che può causare rughe e macchie evidenti; oltre a imparare ad assumere gli antiossidanti che la natura ci offre, presenti nella maggior parte della frutta e della verdura che ogni stagione possiamo trovare sui banchi del mercato. A volte un buon estratto di frutta e verdura può fare più di mille farmaci e integratori.
Quali trattamenti
I trattamenti anti invecchiamento oggi disponibili presso un Centro Estetico sono molteplici, a partire dall’utilizzo di prodotti antiossidanti topici, oltre che principi attivi in grado di tonificare la pelle, di renderla più compatta e di migliorarne la grana. Ci sono anche trattamenti, come ad esempio il linfodrenaggio, che stimolano la pelle in profondità, riattivando la produzione di collagene ed elastina. Queste due sostanze sono quelle che compongono il sostegno della nostra pelle, la loro carenza si traduce in cute poco compatta, rughe e zone con evidenti cedimenti. Altri trattamenti sono invece volti all’eliminazione diretta delle rughe, alla pulizia, al bombardamento della pelle con ossigeno. L’ossigenoterapia, da sola, consente di migliorare rapidamente la produzione di collagene ed elastina, minimizzando gli inestetismi dovuti all’invecchiamento.
Le macchie e l’invecchiamento
Un altro inestetismo causato dall’invecchiamento cutaneo è correlato alla presenza di macchie e depigmentazioni della pelle. Le discromie sono spesso correlate anche all’eccessiva esposizione ai raggi solari diretti. Quando il problema è molto visibile l’utilizzo del trucco permanente può essere risolutivo, almeno dal punto di vista estetico.