Se Dio – e magari pure Allah, evocato da Venditti in “Oltre il confine” del 1978, di chiari intenti accoglierecci indiscriminati – la vicenda “Open Arms” si avvia all’epilogo. Sì quella della nave “Braccia Aperte” che provvedeva a far aprire le braccia italiche per accogliere merce umana, utile perché qualcuno nell’ombra pagasse gli stipendi ai suoi Argonauti.
Rammento al disattento scorridore di queste righe che, dopo l’assoluzione del Tribunale di Palermo in 1° grado nel 2024, che sosteneva che l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini non avesse perpetrato reati rallentando le operazioni di sbarco, la Procura del capoluogo siciliano aveva impugnato di fronte alla Corte di Cassazione. L’unico motivo che mi sovviene per questa strategia, dribblare il 2° grado e andare direttamente al 3°, è che chi impugnava ritenesse di giocare in campo a sé più favorevole. Beh, il Procuratore Generale della Cassazione ha sventolato un “2 di Picche” e – probabilmente – chiuso la partita rinunciando ad attaccare. A suo parere il ricorso proposto non prova nessuna colpevolezza circa reati penali. Aggrapparsi alla sentenza della nave “Diciotti”, che stabiliva rimborsi in materia civilistica per quelli che erano rimasti un po’ di più sulla nave in quanto le braccia italiche non s’erano prontamente spalancate sarebbe errato. In materia penale si deve provare l’intenzione di commettere il reato, almeno se questo non prevede ipotesi colpose. Roba da prima lezione di diritto penale, che chiunque ha studiato legge dovrebbe conoscere, immaginiamoci chi ha vinto un concorso pubblico in Magistratura.
Orbene, il diritto penale disciplina frizioni fra un presunto reo, e gli interessi dello Stato. Alla vita dei cittadini, alla difesa della proprietà pubblica e privata, all’integrità dello Stato etc.. Va da sé che la funzione di una Procura è assai rilevante, poiché tutela interessi dello Stato. Più alta però è la funzione dei Giudici (quelli veri, non quelli che tali non sono, ma per ignoranza e brevità tali son definiti, pur rappresentando l’accusa) che devono dirimere lo scontro, tutelando anche il presunto reo. Ed è esattamente quello che è avvenuto, manco a farlo apposta confermando che chi accusa è meglio non giudichi.
Al solito nulla si può dire, per l’omicidio di Garlasco dopo due assoluzioni la Cassazione ha rinviato sostenendo la responsabilità di chi oggi sta scontando la pena per la morte di Chiara Poggi. Ma la piega che ha preso la vicenda è abbastanza evidente, se la stessa Pubblica Accusa ritiene di non poter chiedere condanna per l’allora ministro dell’Interno, costretto in questo Governo a ripiegare sulle costruzioni. Anch’esse travagliate, ma questa è un’altra storia.
E non è la prima volta che accade che il Pubblico Ministero manifesti di non intendere proporre accuse: anche l’on./gen. Vannacci ha fruito d’analogo sostegno in un caso. E – sia chiaro – non proteggo o difendo nessuno per partito preso, magari per partito preso non amo che si perpetrino ingiustizie, con aria serena e distaccata, forti della propria posizione o della possibilità d’avvalersi d’appoggi illeciti. E Palamara docet.
In questo caso però la prima cosa che mi sovviene è: chi paga le ore di lavoro di togati d’altissimo rango per un processo che a un Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione appare privo di fondamenta? E chi paga l’avvocato di Salvini? E quello di altri portati in Cassazione dopo un paio d’assoluzioni?
Per questo motivo una riforma sostanziale serve.
Lo Stato ha progressivamente perduto quell’autorità indiscussa e indiscutibile sui cittadini. Il poliziotto in piazza le deve buscare di santa ragione, l’inquilino moroso e l’occupante abusivo possono dire di no all’Ufficiale Giudiziario che notifica lo sfratto, la prof. a scuola ha sempre torto e se boccia il ciuccio non ha fatto bene il suo lavoro, l’assessora toscana può viaggiare sulla corsia d’emergenza e forse farla franca con provvidenziale malore indimostrabile … ma è lo Stato che dovrà dimostrare che non si sia verificato. L’unica attività che non si possa discutere è quella del Magistrato. L’unico che, se sbaglia, o se – come in questo caso – gioca di furbizia e ugualmente perde, può dire tranquillamente “Domani è un altro giorno” come l’Ornella nazionale.
E allora, almeno, quando i pretesti per un ricorso son così farlocchi, da bocciatura all’esame di Diritto Penale 1 – Parte Generale, vogliamo almeno addebitargliene i costi?
Braccia aperte... le nostre
Scritto da carmelo burgio
Politica
28 Novembre 2025
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