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Lunedì 14 Luglio 2025
- GIORNALE NON VACCINATO
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Scritto da andrea cosimini
Cultura
18 Marzo 2022

Visite: 845

Non capita tutti i giorni di assistere ad una mostra, peraltro di livello, con una guida che, oltre ad essere il direttore della fondazione che la ospita, è anche co-curatore dell'allestimento. Una persona preparata, colta e disponibile. E, per di più, molto giovane.

Lui è Paolo Bolpagni, classe '79, bresciano di origine, dal 2016 direttore della Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo
Ludovico Ragghianti di Lucca. Un curriculum da far impallidire, il suo. Oggi si direbbe: un'eccellenza italiana. E' stato Paolo in persona a fare da guida, per un giorno, ad una nutrita comitiva di curiosi e appassionati d'arte alla scoperta dell'esposizione "Levi e Ragghianti. Un'amicizia fra pittura, politica e letteratura", visitabile, fino a domenica (20 marzo), nei locali in via San Micheletto 3.

Il 'tour' inizia con una piccola stanza introduttiva, dove già è possibile ammirare alcuni cimeli e documenti storici, appartenuti o ritraenti Carlo Levi e l'amico Carlo Ludovico Ragghianti. Foto in bianco e nero, copertine di libri d'epoca, carte inedite. Poi locandine, manifesti, schizzi. Un archivio davvero ricco che testimonia il rapporto di stima e affetto tra i due: il primo scrittore e pittore (ma non solo) torinese, con origini ebraiche; l'altro storico dell'arte, lucchese doc.

La mostra prosegue con una sala in cui è possibile già ammirare da vicino l'arte del pittore Carlo Levi: dal ritratto della madre, Annetta Treves, a quello del padre, Ercole Raffaele Levi, fino a quello inedito (mai esposto prima) dei fratelli e dei personaggi che hanno segnato, con lui, un pezzo importante di storia (non solo letteraria, ma anche politica) del nostro paese: da Leone Ginzburg a Filippo Turati, fino a Carlo e Nello Rosselli. 

Già in questa sala è possibile notare i due stili - per certi versi opposti - che il pittore piemontese adottò in vita: il primo, più immaturo, che si potrebbe definire 'di maniera' (molto pulito e attinente alla realtà); il secondo, più consapevole, più disordinato e sommario nel tratto, eppure più originale e potente nel messaggio (una pennellata 'pesante' e ondulata in grado di trasmettere forza emotiva al soggetto dipinto).

Ma perché svelare di più? Lasciando allo spettatore il piacere di approfondire la mostra, recandosi di persona, si segnala solo la sala-omaggio al capolavoro letterario di Carlo Levi (Cristo si è fermato a Eboli), con una stanzetta in cui è possibile assistere ad una breve proiezione, e l'ultimo piano, sublime, dove sono esposte le opere pittoriche, forse, più 'celebri' dell'artista.

Insomma, un'occasione da non perdere. Buona visita.


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