Anno XI 
Venerdì 19 Settembre 2025

Scritto da Redazione
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19 Settembre 2025

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Dopo oltre dieci anni Strettoia si prepara a rivivere una delle sue manifestazioni più sentite: la Festa del Vino. Domenica 21 settembre, dalle 16 fino a tarda sera, il borgo collinare tornerà a respirare quei colori, sapori ed emozioni che, per generazioni, hanno rappresentato il "marchio di fabbrica" della comunità strettoiese, riportando in piazza il valore della convivialità grazie all'impegno della Pro Strettoia e al supporto del Comune che ha voluto sottolineare l'importanza della manifestazione attraverso il proprio patrocinio, reso dall'ufficio tradizioni popolari.

"La 'Festa del Vino' di Strettoia è pronta a riprendere il suo posto nel calendario di Pietrasanta – così l'assessore alle tradizioni popolari, Andrea Cosci – era uno dei nostri obiettivi di mandato e siamo veramente soddisfatti di vederlo compiuto. La cura dei vigneti e tutta l'attività di produzione vinicola è nel Dna di questa terra: grazie all'impegno e alla rinnovata energia della Pro Strettoia, anche i più giovani ora potranno toccare con mano la ricchezza delle nostre tradizioni ed esserne protagonisti".

A inaugurare la "Rievocazione della Festa del Vino" sarà la suggestiva sfilata delle borgate in abiti tradizionali: Albetreta, Le Case, La Piazza, Il Borgo, Risciolo e Il Diamante. Poi sarà la volta delle sfide popolari che da sempre contraddistinguono la festa: nel "Gioco della secchia", due donne dovranno affrontare un percorso a ostacoli tenendo sulla testa, in equilibrio, un secchio forato e pieno d'acqua, cercando di perderne meno possibile; la "Ramata", invece, metterà alla prova l'intesa tra uomo e donna dove lui, bendato, dovrà manovrare la tradizionale "macchina del rame" per riempire un secchiello legato al collo della compagna. Infine la più spettacolare e divertente delle sfide, la corsa con la "cariola" e la "bigoncia": gara ancora a coppie, con le squadre che dovranno percorrere le vie del paese spingendo una carriola con la bigoncia (un grande recipiente di legno, usato tradizionalmente per raccogliere e trasportare l'uva pigiata durante la vendemmia) carica d'acqua che, nel frattempo, perderà il suo contenuto da un foro praticato sul fondo.

Non mancherà il buon cibo, con gli stand enogastronomici che proporranno i migliori piatti della tradizione, dai tordelli agli arrosticini, accompagnati dai vini delle cantine locali; la cena in piazza sarà il preludio a una serata di musica e divertimento, con dj-set fino a mezzanotte.

Per consentire lo svolgimento in sicurezza di tutte le attività della festa, il Comando di polizia locale ha istituito il divieto di transito e sosta (con rimozione forzata) in piazza Perich dalle 10 di domenica 21 all'una di lunedì 22 settembre. Inoltre, indicativamente dalle 18,30 e per circa 10 minuti, nelle vie Strettoia (tratto via Casone-via Paoli), Amos Paoli e della Chiesa previsto il divieto di transito ai veicoli durante il passaggio della "corsa della bigoncia", ad eccezione dei mezzi al seguito della manifestazione.

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Negli anni Ottanta, sui giornali romani, non era raro leggere una sorta di appello-invito della Chiesa a non contrarre matrimoni tra persone di diversa religione e il riferimento era all'Islam. Era evidente a tutti, anche ai prelati d'Oltretevere, che il rischio di conflitti in famiglia era certo. Era l'esperienza, erano i dati, sia pure ancora pochi, a dimostrarlo. Di fondo, poi, c'era anche la consapevolezza che l'Islam stava prendendo piede un po' ovunque, a cominciare da altri paesi europei come la Francia, il Belgio, l'Olanda, i paesi scandinavi. Nessun allarme fu lanciato, per carità, ma solo un consiglio-avvertimento perché eravamo negli anni Ottanta e in Italia il pericolo era ancora lontano. Oggi, a mezzo secolo di distanza, la realtà è sotto gli occhi di tutti. L'immigrazione incontrollata ha prodotto comunità islamiche che pretendono e impongono le stesse consuetudini che esistono nei loro Paesi e non sono disposte a rinunciarvi indipendentemente da qualunque appello ad una integrazione inesistente. Stiamo assistendo, impotenti, a una sostituzione etnica, culturale, politica e religiosa progressiva. I governanti si sciacquano la bocca con le parole dell'immigrazione irregolare di fronte ad una immigrazione controllata e consapevole. Invece non è così. E' l'immigrazione in quanto tale che mina le fondamenta della nostra società. Se tutta l'Africa si trasferisse da noi che cosa ci resterebbe da fare se non sottometterci o scomparire? Ci meravigliamo se in Emilia Romagna fanno i tortellini senza carne di maiale: ma se in una classe ci sono due terzi o anche la metà di alunni islamici, come puoi pretendere di imporre loro la tua gastronomia? Potrà sembrarvi strano, ma si sta viaggiando verso l'estinzione di tutto ciò che i nostro avi ci hanno trasmesso, a partire dalla storia, dalla cultura, dall'arte, dalla cucina, dalla musica, da tutto. E' la fine incombente...

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