Anno XI 
Venerdì 19 Settembre 2025

Scritto da Redazione
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19 Settembre 2025

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Pietrasanta ha celebrato l'81° anniversario della sua Liberazione dal nazifascismo. Una giornata dedicata al ricordo, alla memoria ed al doveroso omaggio ai Caduti di tutte le guerre. Il programma è iniziato alle 9 nella frazione di Strettoia, con la deposizione di un mazzo di fiori al monumento alla Linea Gotica. Tributo poi ripetuto in viale Apua, davanti al cippo dedicato al soldato americano Sadao Munemori, insignito della Medaglia d'Onore per il sacrificio compiuto in battaglia. Un momento di raccoglimento è stato poi riservato al cippo dell'Osterietta, dove quattro civili furono fucilati durante la ritirata delle truppe tedesche. Successivamente le celebrazioni si sono portate nel centro storico di Pietrasanta. Sulla parete esterna della sede municipale di via Capriglia è stata svelata una targa commemorativa per la Medaglia d'argento al merito civile, riconoscimento attribuito alla città nel 2018.

"Soprattutto nella fase storica che stiamo vivendo - ha detto la Presidente del Consiglio Comunale di Pietrasanta, Paola Brizzolari, subito dopo aver svelato la targa commemorativa - è importante diffondere la cultura della pace, della convivenza, del rispetto. Non possiamo non impegnarci in tutto questo, vedendo poi che le vittime delle guerre sono principalmente ragazzi e bambini".

"Oggi più che mai è importante tramandare la memoria di quanto accaduto", ha evidenziato il professor Giovanni Cipollini, Presidente della sezione Anpi di Pietrasanta "Gino Lombardi". "Per motivi anagrafici - ha poi sottolineato Cipollini, rivolgendosi agli studenti della classe terza A della scuola media Barsanti, presenti alla cerimonia insieme alla professoressa Ilaria Cipriani grazie alla disponibilità e sensibilità del dirigente del Comprensivo 1, Maria Teresa Di Leone – le persone che hanno vissuto quel periodo sono sempre meno. Per questo dobbiamo raccontare ai giovani quello che abbiamo vissuto, in modo che anche loro conoscano e possano non dimenticare ed, a loro volta, raccontare".

Dalla sede comunale è poi partito un corteo che, con istituzioni, studenti, associazioni combattentistiche e forze dell'ordine, ha raggiunto piazza Statuto per la deposizione di una corona ai piedi del Monumento ai Caduti di tutte le guerre, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose. Don Roberto Canale, parroco del Duomo di Pietrasanta, ha spiegato - principalmente rivolgendosi ai ragazzi della Barsanti - come "la parola libertà abbia il significato intrinseco di spezzare delle catene, anche quelle dell'odio e della violenza". Nell'intervento dell'amministrazione comunale si è poi voluto ricordare come "la decisione di apporre una targa sulla sede municipale sia stata adottata all'unanimità, nel rispetto della rappresentanza piena e a nome di tutta la popolazione di Pietrasanta".

A conclusione delle celebrazioni, all'interno del Palazzo Municipale di Piazza Matteotti è stata inaugurata una mostra fotografica con le immagini scattate dagli studenti del Berufskolleg Ost (BKO) di Essen, nel corso della loro visita a Sant'Anna di Stazzema, luogo simbolo delle stragi nazifasciste. L'esposizione sarà visitabile fino al 6 ottobre, da lunedì a venerdì in orario 9-12.

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Negli anni Ottanta, sui giornali romani, non era raro leggere una sorta di appello-invito della Chiesa a non contrarre matrimoni tra persone di diversa religione e il riferimento era all'Islam. Era evidente a tutti, anche ai prelati d'Oltretevere, che il rischio di conflitti in famiglia era certo. Era l'esperienza, erano i dati, sia pure ancora pochi, a dimostrarlo. Di fondo, poi, c'era anche la consapevolezza che l'Islam stava prendendo piede un po' ovunque, a cominciare da altri paesi europei come la Francia, il Belgio, l'Olanda, i paesi scandinavi. Nessun allarme fu lanciato, per carità, ma solo un consiglio-avvertimento perché eravamo negli anni Ottanta e in Italia il pericolo era ancora lontano. Oggi, a mezzo secolo di distanza, la realtà è sotto gli occhi di tutti. L'immigrazione incontrollata ha prodotto comunità islamiche che pretendono e impongono le stesse consuetudini che esistono nei loro Paesi e non sono disposte a rinunciarvi indipendentemente da qualunque appello ad una integrazione inesistente. Stiamo assistendo, impotenti, a una sostituzione etnica, culturale, politica e religiosa progressiva. I governanti si sciacquano la bocca con le parole dell'immigrazione irregolare di fronte ad una immigrazione controllata e consapevole. Invece non è così. E' l'immigrazione in quanto tale che mina le fondamenta della nostra società. Se tutta l'Africa si trasferisse da noi che cosa ci resterebbe da fare se non sottometterci o scomparire? Ci meravigliamo se in Emilia Romagna fanno i tortellini senza carne di maiale: ma se in una classe ci sono due terzi o anche la metà di alunni islamici, come puoi pretendere di imporre loro la tua gastronomia? Potrà sembrarvi strano, ma si sta viaggiando verso l'estinzione di tutto ciò che i nostro avi ci hanno trasmesso, a partire dalla storia, dalla cultura, dall'arte, dalla cucina, dalla musica, da tutto. E' la fine incombente...

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