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Giovedì 12 Giugno 2025
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Scritto da ubaldo de francesco
lettere alla gazzetta
10 Giugno 2025

Visite: 182

Donald Trump, Presidente degli USA, rischia l’impeachment per la sua presenza in un club di escort di minorenni; un suo predecessore, Bill Clinton, fu costretto a dimettersi dall’incarico per “eccesso di confidenze” con una sua stagista; di qua dell’oceano, le olgettine di Silvio Berlusconi fecero il giro del mondo, compromettendone non poco l’immagine sua e del Paese mentre, François Hollande, allora Presidente francese, rovinò la sua carriera politica per avventure extra coniugali!
Quattro illustri personaggi politici, di diversi paesi e di diversissima estrazione politica ma con un unico comun denominatore: l’istinto del maschio, per il quale, il potere, può trasformarsi a volte anche in dominio sull’altro sesso!
Il proverbio che ho indicato nel titolo, “ne uccide più la lingua che la spada” pare sia antichissimo, essendo addirittura citato in un libro dell’antico testamento e indica, evidentemente, il potere distruttivo delle parole, che possono causare un dolore emotivo più profondo della violenza fisica; restano dei dubbi sul fatto che gli antichi si riferissero solo alla lingua… “parlata”!
Avendo lavorato per molti anni in ambito assicurativo, rammento di una proposta dell’ANIA (l’associazione delle imprese assicuratrici), di alcuni anni fa e che avanzava l’ipotesi di ridurre sensibilmente il premio della RCA per le donne. Non era certo una proposta “femminista” o una scelta di marketing; l’idea scaturiva da studi statistici accurati che evidenziavano come, gli incidenti automobilistici causati dalle donne, non solo erano in numero sensibilmente inferiori rispetto a quelli dei colleghi uomini, ma risultavano anche infinitamente meno dannosi e onerosi. Inoltre, il rapporto dell’ANIA, non si limitava ai soli dati statistici ma era accompagnato da relazioni di vari psicologi tutti concordi nell’indicare il fenomeno come naturale conseguenza dell’opposto atteggiamento di guida degli uomini e delle donne: mentre i primi, infatti, si approcciano alla guida di un’auto con necessità di dominio del mezzo e della strada, le donne utilizzano l’automobile semplicemente come mezzo di trasporto, rispettandone, quindi, con più spontaneità i limiti e i pericoli connessi. Ovviamente lo studio riguardava la stragrande maggioranza dei casi poiché la statistica non tiene conto delle eccezioni.
Credo che lo stesso principio possa essere applicato al mondo politico o alle classi dirigenti: l’approccio delle donne al potere (qualunque esso sia) potrebbe essere sicuramente meno orientato al dominio e al comando, rispetto agli uomini, e più allo spirito di servizio e alla dignità morale che i ruoli richiederebbero!
A un patto però: che le donne, fortunatamente sempre più presenti in posizioni apicali, non interpretino il ruolo scimmiottando i colleghi maschi, ma lo facciano guidati da quelle qualità di ascolto, equilibrio, altruismo e grazia delle quali la natura e la storia le hanno indiscutibilmente dotate!

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