Venerdì scorso è morto Goffredo Fofi. Se si facesse un sondaggio, tra gli italiani, su quanti conoscessero Goffredo Fofi, su quanti lo abbiano letto o su quanti sapessero almeno chi fosse, credo che non si arriverebbe ad una percentuale a doppia cifra!
E allora mi ritengo un fortunato che ha avuto l’occasione di imbattersi nel pensiero del maestro; maestro con la “m” minuscola come pretendeva lui, maestro perché diplomato magistrale ma che preferì insegnare ai ragazzi nelle strade e non in una scuola, maestro perché la parola, che deriva dal latino, significa “il più grande” e così lo hanno definito chi lo conobbe e chi collaborò con lui nelle sue mille vite: saggista, critico, scrittore, editore, attivista, meridionalista, rivoluzionario, pacifista ecc..
Ovviamente lessi Fofi del tutto casualmente, perché nel Paese che dovrebbe essere la patria mondiale della cultura, non c’è nessuno che ti educhi ad essa: non lo fa la famiglia (escluse rare eccezioni), non lo fanno gli organi di informazione, non lo fanno la politica e le istituzioni ma, soprattutto, non lo fa quella che dovrebbe essere maestra per antonomasia, la scuola! Una scuola che è pronta a bocciarti se non conosci la battaglia di Calatafimi ma si guarda bene dall’istruirti al pensiero critico e alla riflessione sulla storia e sull’attualità; una scuola da sempre impregnata sulle nozioni (istruzione) ma mai sul pensiero (educazione); una scuola ricca di insegnanti ma poverissima di maestri… di quelli con la “m” minuscola, appunto!
Elogio a Goffredo Fofi
Scritto da ubaldo de francesco
lettere alla gazzetta
12 Luglio 2025
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