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   Anno XI 
Venerdì 23 Maggio 2025
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Scritto da Paola e Alessandra Laurenzi
Rubriche
21 Maggio 2025

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo documento inviatoci da due sorelle, lettrici del giornale, indirizzato al presidente della Regione Euge:nio Giani:

Gentile Presidente,
io e mia sorella ci rivolgiamo nuovamente a lei, perché non abbiamo ancora risposte concrete e la situazione sta diventando insostenibile.
Come già le avevamo raccontato, nostra madre, 86 anni, invalida 100% e malata di Alzheimer, da Novembre 2024 si trova in una RSA di Lucca al costo mensile di oltre 3.600 euro.
Abbiamo tentato di curarla a casa per circa due anni con l’ausilio di una badante, ma non è stato possibile continuare, perché le sue condizioni si sono rapidamente aggravate e non siamo più riuscite a trovare badanti disposte e/o capaci di assisterla.
Abbiamo iniziato il difficile percorso con i Servizi Sociali per arrivare, non senza fatica, a far valutare nostra madre dalla commissione UVM la quale le ha riconosciuto il massimo livello di Isogravità (5), ha espressamente preso atto dell’impossibilità che venga assistita a casa sia da familiari che da badanti ed ha pertanto riconosciuto che il piano assistenziale permanente in struttura è corretto. Bene... ma la quota sanitaria non arriva e noi non abbiamo più soldi!
A casa, intanto, c’è nostro padre, 87 anni, invalido al 100% con un grave deficit cognitivo certificato che ha necessità di essere assistito 24 ore su 24, perché oltre a presentare chiari sintomi di Alzheimer (patologia già certificata da medico specialista USL) è affetto da una patologia neurologica degenerativa degli arti inferiori, che ne ha compromesso irrimediabilmente l’equilibrio, quindi, se non sorretto e accompagnato, è soggetto a continue cadute, con prevedibili conseguenze nefaste.
Presidente, io e mia sorella ci facciamo in quattro ogni giorno, ma per tenere mamma in RSA e pagare anche la badante per qualche ora per nostro padre, due pensioni non bastano e i risparmi sono quasi finiti! La nostra mamma dopo aver lavorato e pagato le tasse tutta la vita, ha diritto ad essere assistita in modo dignitoso e non perché è semplicemente anziana, ma perché ha una malattia terribile! Una malattia per la quale non c’è cura, una malattia che peggiora ogni giorno e che fa ammalare anche i familiari! In due occasioni l’abbiamo portata in ospedale, perché non rispondeva più e non si muoveva: era intossicata dai farmaci, perché noi, a casa, non sapendo come fare a calmarla, abbiamo sicuramente ecceduto nel dosaggio, ma quando una donna urla 24 ore su 24, cerca di andare sul terrazzo e si vuole lanciare di sotto, cosa dobbiamo fare se non sedarla come possiamo??!! Cosa può fare un figlio di fronte ad una madre in quelle condizioni e ad un padre di 87 anni che piange disperato come un bambino??
I servizi sociali ci dicono che abbiamo diritto alla quota sanitaria, ma dobbiamo aspettare lo scorrimento della lista di attesa. Ma quale scorrimento?? Dopo soli due mesi che era in lista dal 19° posto è scesa al 45°! E sa perché? Perché, ci dicono, ha una casa di proprietà e due figlie!  Ma stiamo scherzando? Mia madre è MALATA anche se ha una casa e due figlie! Deve essere CURATA dal personale specializzato che la sua malattia richiede anche se ha una casa e due figlie! Io e mia sorella, se la patologia di nostra madre non consente di poterla assistere in modo tale da evitarne la morte, COSA possiamo fare? Possiamo pagare l’RSA, certo, lo stiamo facendo, ma se i soldi stanno finendo? Che facciamo? La riportiamo a casa e la guardiamo morire! Sì, Presidente, non potremo che guardarla morire, perché la patologia di mamma è una forma complessa di Alzheimer che ha delle ulteriori componenti (certificate dallo psichiatra che l’ha curata per anni) che richiedono competenze specifiche sia per l’assistenza diurna e notturna (nostra madre urla dal primo pomeriggio fino alla mattina successiva!) che per la gestione della terapia farmacologica che, come adesso abbiamo saputo, non è mai uguale da un giorno all’altro e deve essere modulata diversamente ogni giorno da chi sa cosa e come farlo! Possiamo forse farlo noi figlie?? Fossimo anche dieci figlie non cambierebbe niente! E’ possibile che un parametro come i figli e la casa, casa di cui mamma è proprietaria solo di un terzo e dove comunque vive mio padre anch’esso malato di Alzheimer, ostacoli l'ottenimento della quota sanitaria?? Si chiama appunto QUOTA SANITARIA, perché attiene alla SALUTE! Non al possesso della casa!!! E la tutela della salute di un cittadino non può gravare interamente sulla famiglia! I parametri socio-economici devono rilevare per forme di aiuto complementari, certo, ma non per negare il diritto alla cura a chi, senza quelle cure, non sopravvive! 
La coordinatrice della RSA ci ha detto chiaramente che anche in struttura la gestione di mamma è molto complicata e di questo ha informato anche l’assistente sociale, quindi, se sono in difficoltà loro, figuriamoci come potremmo fare io e mia sorella e, non ultimo, nostro padre che ultimamente, poverino, a stento riesce a stare in piedi! 
Presidente, tra poco i risparmi saranno finiti, le pensioni non sono sufficienti, non abbiamo beni da vendere ed io e mia sorella (solo una di noi lavora) non ce la facciamo a sostenere spese così ingenti!! Quindi, Presidente, cosa facciamo?? Noi chiediamo solo la QUOTA SANITARIA, per far assistere mamma in modo adeguato e non far mancare il minimo indispensabile a nostro padre negli ultimi anni, o mesi, che gli restano. Diversamente, come le avevamo già scritto, dobbiamo sperare che muoia uno dei nostri genitori?? Magari nostra madre, che è quella che costa di più?? Le confermo, ancora una volta, con grande amarezza, che sì, io e mia sorella lo speriamo tutti giorni e mi sono trovata ad urlare questo pensiero orribile anche all’assistente sociale, perché quando non potremo più pagare l’RSA, la nostra mamma verrà coattivamente rimandata a casa e noi potremo solo veder morire lei e nostro padre senza aver avuto alcuna assistenza. 
Ribadiamo che è vergognosa ogni ipocrita indignazione quando sui giornali leggiamo che un figlio o un marito ha messo fine a questa disperazione nel modo più estremo.
La preghiamo, ancora una volta, di aiutarci.

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