Vorrei condividere qualche nozione appresa lavorando qualche anno per strada, magari qualcuno trova una soluzione. Da secoli le popolazioni nomadi hanno preteso di insediarsi – seppure temporaneamente – qua e là, in genere determinando problemi per la sicurezza pubblica. Non conosco le statistiche e forse è anche vero che la più parte di rom e sinti e “romani” sia integrata, lavori e conduca una vita normale. Resta il fatto che la percentuale che proprio non riesce o non vuole integrarsi costituisca un problema significativo, e di questa intendo parlare.
La radice di tutto – a mio parere – sta nell’assoluta indisponibilità (di questa frangia comunque cospicua) ad accettare una legge che propria non riconosce. Lo si rinviene nel ritenere il borseggio e il furto il proprio “lavoro”, nel considerare l’accattonaggio normale fonte di sostentamento, nel sottrarsi ad ogni tentativo di esecuzione della legge, dal pagamento delle contravvenzioni, all’arresto, all’internamento in una casa-famiglia.
L’unica strada è la “0 tolerance”, pubblicizzata a suo tempo dal sindaco di New York, Rudolph Giuliani. Non posso nei 7-8 minuti di lettura esporre per intero la gamma di problematiche: mi basta, oggi, iniziare.
Prendiamo lo strano rapporto del nomade con l’autovettura. È oggetto di furto, o viene acquistata non si sa come, e spesso intestata a prestanome italiani. Ve ne sono – con fedina penale piuttosto sporca – che ne possiedono fittiziamente centinaia. Le usano irregolari e nomadi, previo pagamento di piccola cifra all’organizzazione criminale che provvede a trovare il soggetto disposto ad intestarsele, per pochi euro. In un caso lo si fece, ma mi chiedo perché non si procede normalmente ad innescare un controllo patrimoniale su questi soggetti e – sulla base della loro impossibilità di dimostrare di avere i mezzi per acquistare e mantenere le centinaia di auto intestate – sottoporle a sequestro su decreto del Tribunale-Sezione Misure di Prevenzione. Da allora, inserendo tutte le targhe nel “cervellone” del Ministero dell’Interno, basterà fermarle casualmente per assicurarle alla giustizia, appiedandone l’equipaggio.
Qualcuno mi disse. “Ma comandante, aumenterebbero i furti di auto!” E che significa? Tanto dove sono lo si sa. Si va al campo in forze, si presidia e perquisisce. La nonna del bimbo fuggiasco aveva in auto oro e refurtiva, che prima erano nel campo, nei suoi veicoli. Forse si sarebbe dovuto andare prima a dare una rimestata nel vespaio ove risiedeva: refurtiva ve n’è sempre.
Ma non è solo il settore pubblico che ci va morbido.
Una delle fonti di reddito di questi signori è la frode alle assicurazioni, con falsi incidenti d’auto per i quali naturalmente non possono allegare le bolle d’acquisto dei pezzi di ricambio, rilasciate dal carrozziere. L’impiegato che deve esaminare informa della richiesta chiaramente truffaldina il cd. Ufficio Antifrode della compagnia assicuratrice, ma questo preferisce pagare, sulla scorta d’intimidazioni vere o presunte. Tanto la compagnia usa il denaro che rastrella dagli utenti in regola, quelli che magari non son coinvolti in sinistri. Passiamo poi alle auto rubate e incendiate. Non c’è campo nomadi che non abbia i cespugli circostanti costellati di carcasse. Le vedono tutti, forse sarebbe il caso di alzare la pressione. Uno dei fuggiaschi investitori stava fuggendo in Francia, perché pressato, non mi pare cattiva idea il pressing, lo predicavano Sacchi e Zeman.
Sarebbe bello che finisse questo timore per questa gente, e che Stato e cittadini remassero dalla stessa parte, partendo da una considerazione elementare. Del rom e del sinti che lavorano, nulla interessa all’italiano medio che non è affetto da razzismo. Quello che infastidisce è colui che ti borseggia, ti rapina, ti soffia l’auto e il suo contenuto, ti svuota casa. E questo va messo in condizione di non nuocere. Che poi significa che va allontanato e rimandato a casa sua, o rinchiuso.
Non sono italiani per la maggior parte, non parlano la nostra lingua, nulla vogliono fare di utile per la società dove intendono solo incistarsi. Ricordiamo quanti di loro sono risultati illecitamente percettori del RdC che per Giuseppì e Tridico è un vanto, ma che per tanti elettori è stato la causa per aver mandato in malora gli scassinatori di lattine di tonno targati M5S.
Siamo un Paese con risorse limitate, sarebbe bene ce lo mettessimo in testa. E anche con una pazienza limitata. Ogni tanto qualcuno si fa giustizia da sé: non è bello, ma deve indurre a pensare.
Per questo solo operando una severa selezione fra chi vuol stare alle regole e chi no, si eviterà il peggio. E soprattutto che il cittadino perda quella fiducia residua che ancora ha nello Stato, cui ha delegato la protezione della propria sicurezza.
Rom (Sinti) e motori, solo dolori
Scritto da carmelo burgio
Politica
18 Agosto 2025
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