Eros(e) – alla romana – Ramazzotti scrisse nel 1990 “Se bastasse una canzone” poi inserita nell’album “In ogni senso”. In essa, in sintesi, sottolineava che se fosse sufficiente una canzone a cambiare il mondo, tutto sarebbe facile e scivolerebbe liscio come l’olio… invece…
A questo ho pensato all’annuncio dell’exploit canoro di un gruppo di giovani nostalgici – stavolta parmensi – legati a Fratelli d’Italia, che hanno provocato reazioni differenti e coerenti con ideologia e pensiero di chi ha creduto bene di commentare.
In primis ho valutato stridente che dei giovani abbiano nostalgia di un passato, sarà perché appartenni alla generazione che voleva cambiare il mondo, senza troppe nostalgie. Non lo comprendo soprattutto perché se non hai provato quel passato, come fai a esserne nostalgico? Elimino temi triti e ritriti, nell’olio di ricino, orbace e manganello, che dalla parte politica opposta hanno sostituito con altrettanto efficaci mezzi di convinzione, e mi limito ai fatti. Si può volere il ritorno di un tempo in cui i treni arrivavano in orario, e potevi lasciare le chiavi di casa alla porta? Lo si può se poi, procedendo in quella direzione, ci si mette dalla parte sbagliata della contesa, e ci si trova coi treni – unitamente a stazione e ferrovie – bombardati, e la porta di casa divelta a causa di un danno collaterale?
Quel passato ha provocato all’Italia abbastanza devastazioni, e girellando per il mondo a tentare di portare un po’ di pace ne ho toccate di analoghe. Fermo restando che noi del “baby boom” le ferite della guerra le abbiam viste attorno a noi, almeno da piccini.
Senza contare che mettersi a pagliacciare in cotal guisa fa il gioco di chi vuole risuscitare il pericolo di un fascismo immanente, sottacendo che ciò che auspica è un qualcosa di uguale e contrario, dove la libertà di pensiero e parola verrebbe ugualmente distrutta, in nome del “sol dell’avvenire”. E in barba a quello stesso sole che sorgeva “libero e giocondo” per il regime del ventennio.
Per questo, mantenendomi libero nel pensiero, non son d’accordo con chi sostiene che cantare inni fascisti non sia un reato. Lo potrebbe essere – l’interpretazione giudiziale la fa da padrona in questo caso – ai sensi della legge Fiano di cui ho scritto pochi giorni fa, che ha introdotto l’art 293-bis del Codice Penale. È inoltre un “reato” in senso lato perché ritengo lo sia qualsiasi “sprovvedutezza” che agevoli la strada di questa sinistra attuale. Liberticida, islamizzante, nemica per partito preso dell’ordine e delle Forze Armate e di Polizia, pronta ad eliminare cultura e valori italiani, cristiani e occidentali, in nome della necessità d’occupar poltrone. E non si dica che i vertici di sinistra difendano le istituzioni preposte alla sicurezza: il voto lo richiedono a chi scrive ACAB, e svelle pali segnaletici da lanciare sul poliziotto, e una buona percentuale dei loro seguaci plaudirebbe a sentenza che stabilisse che gli inseguimenti si dovessero condurre mantenendo la distanza di sicurezza.
In questo, pertanto, sono assolutamente d’accordo con la cacciata dal partito “a calci” dove non batte il sole, invocata dal ministro Crosetto.
Una destra che vuole ordine, sviluppo, crescita economica e d’immagine dell’Italia, riforme che le consentano di meglio funzionare, non può correre il rischio d’essere confusa con chi – tra l’altro – non conosce compiutamente neppure ciò di cui parla. Non vale la pena, per quei pochi voti di esaltati, di sporcarsi l’immagine.
La difesa della libertà di pensiero e parola – che la sinistra del politically correct e della cultura woke non contempla, proibendo anche di tenere una conferenza o una lezione in Università – non è coerente con l’inneggiare a chi la libertà l’abbia negata. E il fascismo la negò. Come il comunismo di Stalin tanto apprezzato da Togliatti.
“Destra” non può identificarsi con totalitarismo.
L’Italiano di destra deve rammentare che nella nostra Patria il comunismo non ha provocato i danni che abbiamo avuto modo di toccare con mano nell’Europa orientale o in Cambogia. Appare ancora a qualcuno – altrettanto ignorante dei nostri “parmigiani canterini” – come la panacea di tutti i mali, e pertanto non è stato criminalizzato come il fascismo.
Come lo schermidore che, giunto in fondo alla pedana per la seconda volta, sa che non può arretrare ulteriormente, pena gli sia inflitta la stoccata, chi vuole sbarrare la deriva “inclusiva” – per ciò che fa comodo includere – deve imparare a governare impulsi canori, magari andando allo Zecchino d’Oro del (fu) buon Mago Zurlì. Per adesso ci può partecipare solo in veste del ciuccio Richetto, allora impersonato magistralmente dal grande messinese Peppino Mazzullo.
Se bastasse una canzone...
Scritto da carmelo burgio
Politica
02 Novembre 2025
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