Anno XI 
Giovedì 6 Novembre 2025

Scritto da Redazione
Politica
06 Aprile 2020

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L'assessore allo sport Stefano Ragghianti pone l'accento sulle inevitabili ricadute a livello economico e non solo sulle attività sportive, soprattutto, a livello di base: 

Mentre l’emergenza sanitaria è ancora in corso con alcuni timidi risultati, l’occhio e la mente sono rivolti all’altra emergenza, quella economica e sociale e alle ripercussioni su tutti gli ambiti della nostra vita. Tra questi non possiamo dimenticare le conseguenze nell’ambito del settore sportivo, inteso sia come sport di base che agonistico, a cominciare da quello dilettantistico. E occorre guardare a quell’ambito come un vero e proprio settore strategico della ripartenza, sia in termini sociali che economici.

Mentre la maggior parte delle Federazioni ha preso atto della sostanziale fine della stagione in corso, grandi preoccupazioni esistono per la prossima stagione ed in generale per lo sport, parte del quale non navigava certo in acque serene già prima della pandemia. Queste considerazioni valgono anche per il nostro territorio, che vede la presenza capillare e diffusa di molte associazioni, in molte discipline, con risultati spesso brillanti anche in ambiti regionali e nazionali, sia nei settori maschile che femminile. I problemi dello sport sono stati affrontati in una riunione tra assessori comunali coordinati da Anci Toscana, svolta la scorsa settimana, alla quale hanno partecipato (ovviamente in videoconferenza) oltre settanta tra assessori e responsabili degli uffici, condividendo larga parte dei problemi. Ed insieme ci siamo mossi nei confronti del Governo affinché tali questioni siano affrontane in quadro organico e completo.

Già i prossimi provvedimenti in materia economica non possono prescindere dall’affrontare questi argomenti. Alcune misure, come noto, non mancano nel DL n. 18/2020 ma è del tutto evidente la loro insufficienza. È necessario uno sforzo di portata radicalmente diversa ed un’operazione complessiva che parta dall’emergenza per risanare il sistema nel suo complesso, senza false ipocrisie. Ad esempio, la interpretazione dell’art.96 del richiamato decreto, che prevede l’indennità di 600 euro estesa alle sole collaborazioni formalizzate e all’assenza di altri redditi, lascerebbe fuori la maggioranza dei preparatori sportivi e dei collaboratori delle associazioni e società sportive dilettantistiche. Occorre che tale norma ricomprenda anche in modo chiaro i soggetti che collaborano nella forma dei rimborsi spese sotto la soglia dei diecimila euro e che la presenza di ulteriori redditi, sia di ostacolo solo oltre un certo limite. Far finta di ignorare la fragilità e le difficoltà complessive del sistema - almeno di larga parte di esso - non è una buona premessa per trovare soluzioni o aiuti.

Più in generale è necessario che vi sia un aiuto diretto e significativo alle spese di gestione ordinaria dei soggetti operanti in ambito sportivo. Ciò sia attraverso annullamento o riduzione di quote di iscrizione ai campionati, sia attraverso interventi diretti dei soggetti pubblici istituzionalmente competenti a partire da Sport e Salute spa. È questione delicata e non semplice, ma senza ciò parliamo di poco o niente. In un’ottica più strategica poi, ricordiamo i molti temi sul tappeto già da troppo tempo: dall’entrata in vigore della riforma del terzo settore, all’attesa per i molti decreti delegati applicativi della recente riforma dello sport, che dovranno toccare aspetti fondamentali quali quello appunto del contratto di lavoro sportivo.

Occorre anche in questo ambito una grande semplificazione normativa e maggiore chiarezza. Ci vuole da subito un ‘cessate il fuoco’ tra fisco e sport dilettantistico ed un nuovo patto che dia certezza e serenità al mondo sportivo dilettantistico in cambio di comportamenti chiari, purché possibili. Anche al mondo sportivo è richiesto un grande sforzo di unità condivisione a cominciare da ristrutturazioni organizzative che vadano verso accordi, collaborazioni e vere e proprie fusioni tra settori e anche interdisciplinari. Un cambio di mentalità al quale forse il nostro territorio può dirsi più preparato rispetto ad altri e rispetto al passato. Da soli non si fa più nulla.

Nella gestione delle fasi dell’emergenza sanitaria sappiamo già che lo sport e soprattutto quello di gruppo, sarà una delle ultime attività a riprendere e questo avverrà quando potremo parlare di ‘avvicinamento’ sociale anziché di ‘distanziamento’. Ma non dobbiamo dimenticare che esso rappresenterà un punto indispensabile per la ripartenza dell’Italia, soprattutto per il ruolo educativo per i giovani, per il sostegno di soggetti più fragili o economicamente non forti. Lo Sport sarà fondamentale per la ricostruzione, per la salute psicofisica e più in generale per la tenuta sociale del nostro Paese, un percorso che purtroppo non sarà scontato né facile.

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