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Scritto da Redazione
Economia e lavoro
08 Marzo 2020

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Le organizzazioni sindacali intervengono sulla questione dell'emergenza del coronavirus e lo fanno a cominciare dalla porta d'ingresso in ospedale, vale a dire dal pronto soccorso, dove sale la tensione tra gli operatori per la carenza di mascherine e di altri dispositivi di protezione individuale (Dpi) che si fa sentire sempre più forte con il passare dei giorni:

Come sindacato abbiamo chiesto di essere informati quotidianamente della situazione all'interno dell'ospedale, ma pare sia impossibile perché ogni informazione deve arrivare  dall'unità di crisi di Pisa, da dove immancabilmente non arriva niente. Quando diciamo 'informazioni' intendiamo sapere il piano di valutazione dei rischi adottato in pronto soccorso e nelle aree ad alto impatto quali la  terapia intensiva e le malattie infettive: quest'ultima, peraltro, pare essere  quasi all'esaurimento dei posti letto. 

Il sindacato deve essere informato perché l'operatore sanitario quando si allarma molto spesso chiama noi per sapere come comportarsi e che cosa gli diciamo se l'azienda non ci informa ospedale per ospedale? Fare una rete in emergenza e l'informazione chiara rappresentano tutto. La questione della carenza dei Dpi è fondamentale per chi lavora al pronto soccorso (che rappresenta il principale primo accesso dei pazienti)  ma anche nelle strutture con casi risultati positivi.

Senza considerare che, come è successo, se salta qualcosa e le procedure non sono più sufficienti a filtrare, succede, che il personale è messo in quarantena come è avvenuto per ora in pronto soccorso.  Sempre in termini di sicurezza per noi e per i pazienti, la stanza a pressione negativa è fondamentale per impedire la diffusione del virus e chiediamo se anche il pronto soccorso ne è dotato al pari delle malattie infettive e se vengono fatti controlli costanti per verificare lo stato di pressione.

Oltre a questo il numero di cicli di aria/h sono un altro aspetto indispensabile per la sicurezza dei lavoratori e dei pazienti! Chiediamo inoltre quale sia il maxi piano individuato dall'azienda in caso di un aumento dei pazienti? Anche qui le voci si rincorrono con ipotesi più varie, ma è mai possibile che rispetto ad altre città, vedi Pistoia, si sia fatta una conferenza stampa per annunciarle il piano mentre a Lucca vige il silenzio? 

Basta con questa omertà!! Servono posti letto, il San Luca è ormai saturo. Il personale in questa grande azienda ormai comunica tra loro e sa tutto quello che avviene in analoghi reparti dell'azienda e viene fuori che in altri pronto soccorso le mascherine fpp2 e ffp3 le tengono fisse in tutte le stanze e a Lucca no!!! Spiegateci perché. 

Stessa situazione per terapie intensive e malattie infettive anche qui i Dpi scarseggiano. L'altra situazione legata all'emergenza è la riduzione dell'attività  (eccetto le urgenze) e la conseguente mail di giorni fa, dove si annunciava una ridistribuzione del personale. Pur essendo professionisti non è facile affrontare una nuova collocazione in un momento di emergenza come questo, sia pur per un tempo limitato.

Chiediamo a tale proposito che al professionista sia data possibilità di scegliere in base alle sue attitudini ed al suo curriculum. Ci sono poi sicurezze che riguardano gli ambienti di lavoro nel territorio che vanno dai check-point per fare filtro, ai Dpi e, dove  necessario, l'inserimenti di vetri sui banconi che separano dal pubblico ci risulta che siano stati chiesti da mesi per sicurezza personale ma mai installati.

 Concludiamo con un appello a mantenere da parte dei vari dirigenti e responsabili un clima interno positivo con dialogo tra le varie figure professionali e soprattutto tanta disponibilità a dare risposte alle tante domande, invece le male risposte o peggio ancora i silenzi peggiorano  le cose.

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