Lettori e recensori sono ormai concordi nell’attribuire alla poesia di Marisa Cecchetti le caratteristiche proprie di una classica compostezza. Misura, sobrietà e “musica dentro” sono le specificità della sua trentennale ricerca letteraria, talora in prosa (racconti, un romanzo…), più spesso in versi, organizzati per sillogi poetiche. Anche in quest’ultima raccolta, Il faro di una lucciola, 2025 le tematiche sono quelle consuete a questa poetessa toscana: una Natura, casalinga e mediterranea, e le sue meraviglie per forme, colori, odori, sapori sempre capaci di sorprendere e commuovere…; i suoi abitatori - donne, uomini, animaletti, insetti… -; le relazioni che vengono a stabilirsi con l’una e con gli altri. E i piccoli gesti, i modesti fatti quotidiani, alcune minuscole presenze, tutto per Marisa Cecchetti diviene motivo di attenzione, di riflessione, di sorpresa e il più delle volte di una simpatia piena d’amore per ogni aspetto dell’esistenza: d’altra parte, e sempre per rimanere in sintonia col titolo della raccolta, chi ha scritto che tutte le cose e tutti gli esseri irradiano perennemente un fioco lume e basta saperlo cercare?
È proprio questa l’operazione che compie l’Autrice. Aiutata, infatti, dalle sue origini contadine, ci fa da guida attraverso una campagna toscana rivissuta realisticamente e liricamente insieme. Incontriamo così nei suoi testi la rosa e il gelsomino, la margherita e le acacie, i fiori del sambuco e quelli del limone, la ginestra e le pioppete, il susino e il grano ora verde ora maturo e dorato… E poi i gerani, la margherita, i platani e il girasole senza perdere di vista il fico, il pero e l’ulivo e l’ortica in una dettagliata rassegna botanica sempre concretamente definita ma capace di assumere anche mai scontati e poeticissimi significati simbolici. Versi non di sola contemplazione i suoi, ma rintocchi emotivi di rara profondità che, attraverso le immagini e un lessico improntati a una quotidiana modestia, risultano capaci di evocare i grandi temi propri della migliore poesia: il mistero, la direzione e il significato della vita; la consapevolezza della sua precarietà; il veloce trascorrere delle stagioni e degli anni; il bisogno e la ricerca di una bellezza sempre cangiante, tanto imprescindibile quanto inafferrabile. Personale la sua voce poetica, sempre ben scandita e insieme morbida. In grado sì, talora, di accendersi e di arricchirsi di un’avvolgente sensualità, però controllata e mai declinante nel panico smarrimento di tanta poesia novecentesca: la corsa trai banchi le mani/ricolme e i denti hanno morso/profondi la pelle la polpa/e il succo colava sul mento/sul mio sul tuo le mani/sapevan di zucchero / ridevi e ridevo con te. Una risata complice riporta a misura ogni abbandono sensuale. Se l’ironia ridimensiona, però umanizza. Ed eccolo il timbro peculiare della voce di Marisa Cecchetti: la sua acuta, acutissima, sensibilità per tutto ciò che è umano.
Marisa Cecchetti, Il faro di una lucciola. Poesie, Giovane Holden Edizioni, Viareggio 2025, pp. 62, Euro 12,00