Variegato assai il mondo dei quiescenti - detti anche collocati a riposo, oppure percettori di reddito vitalizio o più semplicemente pensionati – e numerosissime le categorie e sottocategorie che lo compongono. Per non annoiare i pazienti Lettori ci limiteremo a classificare le più diffuse.
I NIPOTANTI: ovvero quelli che hanno molti o moltissimi nipoti, in genere due/tre per due/tre figli ciascuno. Le loro mattine trascorrono tra manipoli di ragazzini/e da accompagnare a scuola, da riprendere all’uscita, da mettere a tavola, da aiutare per i compiti del giorno dopo, da accompagnare agli allenamenti di calcio o a danza, a musica oppure al corso di scacchi… Quando non incombono certe micidiali feste di compleanno di questo o quel giovanissimo coetaneo. A sera, i NIPOTANTI rimpiangono i bei tempi in cui si andava a lavorare.
Gli ORTISTI: per intenderci i cultori di piccoli (?) lavori agricoli praticati su fazzoletti (?) di terra situati alle estreme periferie della città, dai quali, secondo stagione, ricavano quantità inverosimili di cavoli, rape, sedani, fagiolini, pomodori, melanzane da distribuire ad amici e parenti costretti a rivedere ex novo ed ex abrupto i propri regimi alimentari in senso vegetariano… Poi, come insegna la saggezza popolare, poiché “la terra è bassa”, “l’orto vuole l’uomo morto” e l’età è quella in cui si auspica di continuo l’uso massivo dell’acqua del dott. Menanni, gli ORTISTI lamentano di continuo strappi muscolari, contusioni, distorsioni e un generale senso di affaticamento. Anche per gli individui di questa categoria “si stava meglio, quando si stava peggio”.
Le TOMBOLARE: categoria declinata soprattutto al femminile, riguarda Signore non più giovanissime che, in maniera ossessivo-compulsiva, esercitano il gioco della tombola presso tutti i Circoli, le Associazioni, i Gruppi che, tra la città la Piana, l’Oltreserchio e pure più là, promuovano tali occasioni di ludopatia spinta travestite da bonario intrattenimento socializzante.
Gli IPERCOLTI: categoria non particolarmente numerosa, ma autorevole. Non perdono una mostra, un concerto, la presentazione di un libro, la prima di qualsiasi cosa… Sanno molto di mode culturali, di vincitori di premi letterari, hanno letto tutte le opere relative, frequentano cineforum e sono assidui della stagione teatrale. Si spingono anche fino al Festival di Torre del Lago, perché cosa vuoi, Puccini è sempre Puccini.
Gli SPORTIVASTRI, col suffisso peggiorativo perché solo pallidi figuranti, ansanti e sudati, di impegnative e faticose pratiche sportive quali il ciclismo o, novelli Filippide, la corsa a piedi. Quelli in bici, ridicoli anzichenò nella loro mise di professionisti delle due ruote, in colorati densissimi mobili sciami, intasano strade comunali e provinciali mettendo seriamente a repentaglio soprattutto la propria integrità fisica. Perché, parafrasando Sergio Leone in Per un pugno di dollari, quando un uomo in bicicletta incontra un uomo in automobile, quello in bicicletta è un uomo morto. I pedibus calcantibus, invece, si affannano con aria da sportivi consumati per parchi, aiuole, ville comunali, MuradiLucca, lungofiumi, lungolaghi, periferie non più città ma non ancora campagna, inanellando, a ogni stagione che il Signore ci manda, chilometri su chilometri: corricchiando, trotterellando, camminando di buon passo, galoppando per brevi tratti, sudati, sbuffanti, ansimanti, scaracchianti… Significando, così, in tutti i modi possibili ai normali mortali, col linguaggio del corpo sofferente, il senso di una fatica tanto ciclopica quanto inutile.
Come si evince dalle considerazioni appena esposte, tutti invecchiamo a stento e ognuno di noi cerca di esorcizzare il tempo che trascorre, implacabile, come può e sa, alla sua maniera. Impiegarlo, e magari con soddisfazione propria e altrui, è il solo modo per dimenticarlo.