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Scritto da Redazione
Confcommercio
20 Luglio 2020

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In merito alla decisione del Governo di non concedere ulteriori posticipi nel pagamento delle imposte alle imprese commerciali e alle partite Iva, il presidente di Confcommercio Province di Lucca e Massa Carrara Rodolfo Pasquini esprime le sue considerazioni: "Sono imprese al collasso – afferma Pasquini - quello che stanno chiedendo allo Stato si badi bene non un annullamento, che peraltro noi stessi abbiamo richieste più volte per loro e che sarebbe sacrosanto, ma un posticipo delle scadenze fiscali, in un anno che sarà ricordato a lungo come uno dei più terribili per l'economia mondiale. Lascia quindi senza parole l'atteggiamento del Governo, che si rifiuta di ascoltare la richiesta legittima e ben motivata che si sta levando dall'intero sistema economico".

"Le aziende - prosegue Pasquini - non hanno soldi per pagare le tasse. Dopo quasi tre mesi di chiusura senza fatturare un euro, una ripartenza ancora più drammatica con più spese che guadagni, i consumi in calo e ipoteche pesanti sul futuro, la maggior parte di loro non ha soldi neppure per pagare l'affitto, i fornitori, i dipendenti (che, almeno per ora, hanno la cassa integrazione), né per stare in piedi. Più volte abbiamo reclamato la necessità di liquidità a fondo perduto, e non di ulteriore indebitamento, per far fronte alla situazione di emergenza".

"E ora - insiste il presidente di Confcommercio - si pretende l'impossibile. Rifiutare la sospensione dei tributi è un atto di miopia politica con cui la nostra classe dirigente dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la sua assoluta inadeguatezza. Di più: è un atto di sciacallaggio di cui dovrà rispondere ai lavoratori e a tutte le famiglie italiane. E come se non bastasse ci troviamo ad ascoltare le prediche del viceministro Castelli che invita gli operatori di un intero comparto, quello della ristorazione, ad evolversi ed innovare, se non addirittura a cambiare mestiere".

"Gli imprenditori – conclude Pasquini - non accettano lezioni da chi non ha titoli per darne, né accettano che qualcuno li dia per morti. Sono consapevoli del proprio valore, chiedono solo di essere aiutati a passare 'a nuttata. Poi continueranno a rimboccarsi le maniche come stanno già facendo, sopportando ogni sacrificio per tornare a livelli di eccellenza. Perché per loro le imprese sono prima di tutto un progetto di vita e un atto d'amore per il territorio. Se l'Italia perde queste imprese, perde se stessa. E se chi ci governa non lo ha ancora capito, vuole dire che siamo di fronte ad una crisi sociale ben più grave di quanto pensassimo".

 

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