“Le lingue sono creature vive, in continuo movimento”: queste parole descrivono meglio di qualsiasi altra la filosofia di S.F. Williamson, traduttrice letteraria prima ancora di diventare con il suo debutto fantasy dark academia A language of dragons un’autrice best seller.
“Io sono stata cresciuta in Francia da genitori britannici, e sono sempre stata circondata da molte lingue diverse. Il libro è nato da un sogno che feci, in cui una ragazza fuggiva da dei draghi sulle scogliere del sud-est inglese: in quel momento lavoravo da traduttrice, e il mio primo pensiero fu come comunicassero questi draghi- ha spiegato la scrittrice in un incontro con i lettori l’ultimo giorno di Lucca Comics & Games- Originariamente le protagoniste dovevano essere due, due sorelle: una viveva su un’isola infestata da draghi, e l’altra lavorava come traduttrice delle lingue dei draghi a Londra. Alla fine la seconda sorella ha preso il sopravvento, ed è diventata la mia protagonista, Vivien”.
“Ogni atto di traduzione è un atto di sacrifico: questa frase del mio libro è ispirata a una citazione di Picasso, ogni atto di creazione è un atto di distruzione. Quando l’ho sentita mi ha ricordato molto della traduzione, perché quando si traduce una storia non si sostituiscono solo le parole di una lingua con parole di un’altra, ma si riscrive la storia in una nuova lingua: è necessario distruggere la storia, per poi ricostruirla- ha proseguito Williamson- I draghi, che sono i veri protagonisti della storia, hanno due modi principali di comunicare: hanno lingue parlate, ma anche dei meccanismi di ecolocalizzazione. All’inizio non ero sicura se far parlare loro delle lingue orali, perché mi sembrava un po’ infantile, ma sono contenta di aver fatto così: in questo modo, il libro parla di linguaggio molto di più di quanto avessi inteso originariamente. Ogni specie di draghi ha la sua lingua, e per ciascuna ho stabilito una struttura grammaticale di base e un piccolo vocabolario, mescolando elementi di lingue diverse; ad esempio, i draghi francesi parlano un mix di francese moderno, francese antico e latino, i draghi bulgari parlano una lingua che mescola greco e bulgaro, e così via”.
Oltre che all’aspetto linguistico, forte attenzione è andata alla caratterizzazione dei personaggi, pensati per essere in ogni loro aspetto umani e complessi: “Vivien, la protagonista, non è per me stata così semplice da caratterizzare, tanto che ho dovuto quasi intervistarla per capire che tipo di persona fosse. Atlas, il protagonista maschile, è venuto con più facilità, anche visivamente, grazie a delle immagini che ho trovato su internet- ha commentato l’autrice- Vivien e Atlas sono due diverse parti di me: lei è molto passionale e testarda, lui più calmo. Ma entrambi sono personaggi complessi: Vivien può sembrare egoista, ma farebbe tutto per la sua famiglia, e anche Atlas ha dei tratti egoistici. Mi è piaciuto molto esplorare l’idea che ciascuno abbia sia male che bene dentro di sé”.
Un libro complesso e difficile da definire, con una chiara ambientazione fantasy, elementi di tensione romantica ma, anche e soprattutto, tratti distopici, con riflessioni sulle ineguaglianze del mondo contemporaneo e sul potere di manipolazione della parola. “Il fantasy è un ottimo modo di far riflettere la società su se stessa, perché come disse Tolkien ci aiuta a rendere ciò che è familiare più inconsueto: prendere questioni correnti e metterle in un libro fantasy ci aiuta a vederle in una luce diversa. In particolare, leggere è molto importante per vedere le esperienze di altre persone e vivere vite diverse: dobbiamo avere varietà nei background degli autori che leggiamo e che pubblichiamo- ha proseguito Williamson- Nel mio libro la popolazione è suddivisa in tre classi, che rappresentano in maniera esagerata le classi inglesi; in particolare, la terza classa non ha accesso all’istruzione, alle biblioteche e a certe medicine. Una delle mie ispirazioni è stato l’incendio della torre di Grenfell che avvenne a Londra nel 2017: molte persone morirono, e gli inquilini della torre da anni segnalavano il malfunzionamento degli impianti elettrici, ma nessuno diede loro ascolto. Non può essere un caso se nessuno di loro era bianco, o apparteneva alla classe media”.
“La lingua è sempre stata usata per manipolare l’opinione pubblica: è per questo che è così potente. Questo è ancora più rilevante nel clima politico attuale, e considerando i tipi di media che fruiamo: specialmente con l’intelligenza artificiale, il confine tra verità e menzogna si è assottigliato- ha riflettuto ancora la scrittrice- Per quanto riguarda l’ambientazione storica, c’è un motivo preciso per cui ho scelto gli anni Venti: per l’importanza del Bletchley Park, che è dove fu decifrato il codice Enigma, anche se ho spostato l’ambientazione nel periodo tra le due guerre, perché Vivien non poteva far scoppiare una guerra civile durante una guerra mondiale. Inoltre, c’è un macchinario specifico legato alle lingue dei draghi, per cui mi serviva un periodo di tempo in cui la tecnologia non fosse né troppo avanzata né non abbastanza sviluppata”.
E dopo essersi messa alla prova con parole intraducibili di lingue diverse e aver rivelato di quale autore o autrice potrebbe essere un personaggio (Donna Tartt), e dopo aver anticipato che nel secondo libro della serie entrerà ancora più nel dettaglio sulle specie dei draghi e le loro culture, Williamson ha dato un messaggio agli aspiranti scrittori: “Il vostro talento nella scrittura e il vostro duro lavoro non dipendono da quante persone credono in voi. Ogni persona ha una sua voce: solo voi potete raccontare la vostra storia nel vostro modo speciale”.
S.F. Williamson, l’autrice del best-seller fantasy A Language of Dragons a Lucca Comics & Games: “Ogni atto di traduzione implica un sacrificio”
Scritto da irene decorte
Comics
02 Novembre 2025
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